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Vulvodinia e disturbo da eccitazione persistente: come sto guarendo

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10/01/2014

Le vostre lettere alla nostra redazione

Da dove incominciare il racconto della mia malattia? Direi dall’esito positivo! Per fortuna esistono medici che sanno risolvere quei problemi che improvvisamente ti cambiano del tutto l’esistenza. Fino al giorno prima avevo una vita normale. Poi, ad un tratto, il 17 maggio 2013 è stato come se il mondo mi fosse crollato addosso: improvvisamente avevo un’insopportabile eccitazione sessuale che non diminuiva, dolori nella zona circostante e al basso addome, l’impossibilità di camminare.
Avevo sempre male, giorno e notte: nessun antidolorifico faceva effetto. Ero diventata come un’invalida, non ero autonoma, non potevo relazionarmi con gli altri, non potevo parlare agli altri dei miei sintomi, non potevo uscire di casa perché non potevo camminare e avevo sempre male.
Ho consultato tre ginecologi, un urologo, due ortopedici, due neurologi, un radiologo, due ecografisti. La maggior parte di loro ha detto che non avevo niente. Solo da uno mi sono sentita dire che in effetti non ero pazza, ma i miei sintomi erano reali e aveva visto tre casi simili al mio. Poi però non ha saputo darmi una cura.
Ho effettuato varie esami del sangue, tamponi vaginali e uretrali, una radiografia, la risonanza magnetica, l’elettroencefalogramma, l’ecografia vaginale e addominale, l’elettromiografia. E proprio l’elettromiografia ha evidenziato una sofferenza del nervo pudendo.
Consultando Internet ho trovato la strada giusta e l’11 luglio 2013 (dopo 50 giorni di sofferenza) mi sono recata allo studio della professoressa Graziottin e ho avuto la diagnosi: vulvodinia e sindrome dell’eccitazione sessuale persistente. Ho saputo così che per stare meglio ci sarebbe voluto diverso tempo, e avrei dovuto seguire molto attentamente la cura datami. Ora sono molto migliorata e la mia vita sta tornando alla normalità.
Per fortuna che esistono medici bravi! Oggi devo dire grazie alla professoressa Graziottin dal profondo del cuore.
Ma ringrazio anche la mia famiglia, e mio marito in particolare, che mi hanno creduto, aiutato a cercare la soluzione su Internet e sostenuto perché cominciavo davvero a deprimermi.
Alle donne che si dovessero trovare nella mia situazione consiglio di farsi aiutare dalle persone che hanno accanto, perché da soli è difficile venirne fuori. Consiglio anche di non mollare nella ricerca del medico giusto, perché star bene si può a qualsiasi età: anche a sessant’anni come me!
Rosa

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