Le nuove linee guida riguardano tutti i casi di terapia che non rientrano nelle seguenti categorie: cure oncologiche, cure palliative, cure di fine vita. Esse rivestono una particolare importanza, in quanto:
- i medici di famiglia incontrano serie difficoltà nella terapia del dolore cronico;
- le evidenze sull’efficacia a lungo termine degli oppioidi per queste forme di dolore sono ancora limitate;
- l’uso degli oppioidi è associato a elevati rischi, inclusi quelli da abuso e overdose.
La ricerca aggiorna una review sistematica di studi osservazionali e trial clinici randomizzati del 2014, ed è stato realizzato utilizzando il metodo GRADE (Grading of Recommendations Assessment, Development, and Evaluation). Gli Autori, peraltro, avvertono che gli studi reperiti in questa nuova fase di documentazione presentano consistenti limiti metodologici e non valutano gli effetti degli oppioidi a lungo termine (≥1 anno).
Il documento finale formula 12 raccomandazioni. Ecco le principali:
- almeno in prima istanza, il medico dovrebbe adottare farmaci non oppioidi;
- gli oppioidi dovrebbero essere usati solo quando i benefici sul fronte del controllo del dolore e della funzionalità superano i rischi;
- prima di iniziare una terapia a base di oppioidi, il medico e il/la paziente dovrebbero stabilire insieme gli obiettivi della cura e come interrompere la somministrazione se, nel corso della cura stessa, i rischi superano i benefici;
- il medico dovrebbe prescrivere sempre il minimo dosaggio efficace, e rivalutare rischi e benefici ogni volta che prende in considerazione l’eventualità di aumentare la dose giornaliera;
- almeno ogni tre mesi, medico e paziente dovrebbero effettuare un bilancio dei rischi e dei benefici associati alla terapia;
- i pazienti interessati da abuso di oppioidi dovrebbero essere curati con trattamenti evidence-based, per esempio la buprenorfina e il metadone.
Le raccomandazioni mirano a:
- migliorare la comunicazione medico-paziente sui rischi e i benefici degli oppioidi nella cura del dolore cronico;
- migliorare la sicurezza e l’efficacia di tali trattamenti;
- ridurre i rischi associati a una prolungata assunzione.