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Sclerosi multipla, come ho bloccato il suo attacco

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28/10/2016

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Ho 61 anni, e da quaranta sono ammalata di sclerosi multipla. Non mi è stata diagnosticata al primo attacco, probabilmente perché allora non esistevano né strumenti diagnostici sofisticati né cure specifiche. Iniziò tutto con una semplice neurite a un occhio; non vedevo che la luce bianca del giorno. Andai dall’oculista, ma risultò che il nervo ottico non era minimamente danneggiato. Il medico mi disse di stare tranquilla e di riposarmi, e mi prescrisse una quantità minima di cortisone e iniezioni di vitamina B12. Dopo un mese, osservando un quadro, mi resi conto che le immagini del paesaggio erano più nitide: con mia grande gioia, l’incubo finì. Fu un sollievo per tutti in famiglia e tornai alla mia vita di sempre, con grande gioia. Feci un esame di controllo e il medico mi confermò che i miei occhi avevano recuperato completamente: potevo dimenticare l’episodio, dato che probabilmente si era trattato di un virus.
Avevo ventuno anni e a quell’età si dimentica in fretta... Ma verso i quarant’anni cominciai a sentirmi stanca e depressa, anche se in certi periodi stavo meglio. Un neurologo mi fece un esame obiettivo accurato e mi disse che c’era un inizio di una malattia del sistema nervoso centrale: ebbi un tuffo al cuore e mi arrabbiai molto con quel medico, che osava dirmi una cosa del genere! Ma da allora cominciai a zoppicare a intervalli sempre più ravvicinati. Allora mi decisi ad andare da un altro neurologo, che per fortuna chiamò subito un rinomato centro per la cura della sclerosi multipla e mi procurò un consulto per un ricovero. Lì una dottoressa mi chiese perchè non mi ero rivolta prima a un medico: la cura sarebbe stata tanto più efficace, quanto prima fosse iniziata. Le risposi che, con dei bambini piccoli da accudire, l’idea di un ricovero in ospedale era lontana anni luce da me.
Mi fecero il prelievo del liquor lombare: era positivo per la sclerosi multipla. Al tempo avevo quarantacinque anni e cominciai la terapia: flebo di cortisone per quindici giorni. Due ricoveri da un mese ciascuno. Poi finalmente arrivò l’interferone beta, che ho assunto per dieci anni: ha bloccato la progressione della malattia e mi ha evitato la sedia a rotelle.
A una donna con la sclerosi multipla raccomanderei di farsi visitare senza indugio da un bravo specialista, e di non fumare né bere un sorso d’alcol. Mio marito è stato sempre premurosissimo, e anche i miei figli. Ora posso dire che ho voglia di ballare e il mio umore è alto: faccio sogni in cui ballo, e rido a crepapelle…
Ciao a tutte, Clara
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