Guida alla lettura
Il secondo importantissimo elemento che emerge dal brano dell’evangelista Luca è che, prima di guarire e prendere decisioni importanti come la scelta dei dodici apostoli, Gesù si ritirava in solitudine e pregava: «Nel silenzio del monte – spiega Elisabetta con parole efficaci – nasce la forza da portare alla valle della nostra quotidiana vicenda umana».
Tutti noi, laici e credenti, dovremmo fare esperienza del silenzio – sia esso abitato dalla preghiera o da una semplice meditazione – come momento di preparazione al fare di ogni giorno: ne parla anche, con estrema puntualità, il filosofo Roberto Mancini nel libro “Il silenzio, via verso la vita” (Edizioni Qiqajon, 2002). Nel mondo di oggi c’è troppo rumore, ma c’è anche una tendenza all’agire irriflesso, che può portare a conseguenze molto serie: pensiamo solo alla decisione superficiale di formare una coppia o di mettere al mondo un figlio, o alla scelta non abbastanza approfondita del cammino di studi, e del lavoro che ne seguirà, o ancora all’adozione di uno stile di vita che metta a repentaglio la salute e l’incolumità.
Dare spazio alla vita interiore – e ai suoi tempi, ai suoi silenzi – è una delle più grandi sfide del nostro tempo, e può risparmiarci tanti errori e tanto dolore. Facciamola nostra con coraggio e costanza, rinunciando ogni tanto alla chiassosa della vita “di fuori” e alle sue, spesso ingannevoli, seduzioni.
Gesù cerca raccoglimento, uno spazio solitario divenuto ancora più vitale ora che le folle lo seguono, e si ritira sul monte prima di prendere una decisione importante.
Il mattino, infatti, sceglierà dodici tra i suoi discepoli per farne degli apostoli, degli inviati a trasmettere alle generazioni future l’insegnamento che riceveranno, dodici persone che condivideranno più strettamente la vita di Gesù e potranno meglio cogliere la portata del suo insegnamento. (…)
Moltitudini di genti venivano da Gesù, cercando la fine della sofferenza, della malattia e trovando in lui una guarigione, ma Gesù non era un mago che operava prodigi, la sua forza di guaritore è la forza che viene dall’ascolto, dalla capacità di cogliere l’essenziale del bisogno di chi gli sta innanzi, è la forza di quell’amore che risana perché si fa compagno e non giudice.
Gesù passava facendo il bene e guarendo, ma soprattutto passava incontrando e mostrando con la sua vita la validità del suo insegnamento.
Dal monte, luogo per eccellenza di incontro con il Signore, nella solitudine che apre lo spazio alla vita interiore, alla valle, luogo di incontro con le folle, con la moltitudine di persone che pongono domande e cercano senso e guarigione, questo il cammino verticale e orizzontale che ci viene presentato.
Nel silenzio del monte nasce la forza da portare alla valle della nostra quotidiana vicenda umana, in una continua dialettica in cui silenzio e parola, solitudine e comunione si rimandano continuamente.
Questa è l’eredità lasciata ai dodici e, tramite loro, a noi.