Laura
E’ possibile che la donna vittima di violenza sviluppi disturbi del desiderio, dell’eccitazione e dell’orgasmo (come nel suo caso), manifestando una forte difficoltà ad abbandonarsi che, in casi estremi, può dare origine a una vera e propria avversione sessuale. Questo rifiuto può avere una prevalente componente fisica – con sintomi d’ansia come nausea, sudorazione fredda, tachicardia, fame d’aria – o essere il frutto di un orientamento più razionale, in cui la donna elude volontariamente ogni situazione di intimità: in tal caso, si parla più propriamente di “evitamento sessuale”.
Il problema è curabile se si affrontano sia le basi fisiche che quelle psicologiche. Sul piano fisico, il percorso terapeutico prevede farmaci ansiolitici e che riducano la fobia; e adeguati stili di vita, con l’obiettivo di scaricare le tensioni accumulate: yoga e tecniche di rilassamento, sonno regolare (almeno 7 ore per notte), e una moderata attività fisica quotidiana sono a questo proposito molto importanti. Inoltre, un’accurata valutazione dei muscoli del pavimento pelvico (elevatore dell’ano e trigono superficiale) può essere utile per consigliare una fisioterapia volta a rilassare eventuali stati di iperattività muscolare (che possono bloccare la componete motoria dell’orgasmo e, a volte, causare dolore all’inizio della penetrazione) e ad aumentare la capacità di ascoltare le sensazioni di piacere provenienti dalla vagina.
Sul fronte emotivo risulta fondamentale una psicoterapia individuale, per affrontare il dolore scaturito dai ripetuti traumi subiti. Poco per volta, giorno dopo giorno, si possono sciogliere le tensioni e le resistenze più profonde, così da potersi abbandonare alla naturalità e spontaneità dell’amore. Un sincero e affettuoso augurio.