La tesi dell’articolo è che le cure oncologiche, oggi sempre più sofisticate, possono essere ulteriormente valorizzate da un tocco di gentilezza profonda da parte di tutto il personale sanitario. La gentilezza può infatti contribuire a dissipare le emozioni negative che si associano a una diagnosi di cancro e migliorare la risposta dei pazienti alle terapie.
Sulla base della propria esperienza, i ricercatori illustrano sei diversi tipi di gentilezza fra loro complementari:
- ascolto profondo, attraverso cui il medico si prende il tempo necessario per capire appieno i bisogni e le preoccupazioni del paziente e della sua famiglia;
- empatia, ossia la capacità di mettersi nei panni del paziente per prevenire sofferenze evitabili;
- dedizione personale generosa, capace di superare le aspettative del paziente e della sua famiglia;
- tempestività delle terapie, con utilizzo di tutti gli strumenti necessari per ridurre l’ansia e lo stress;
- onestà gentile nel dire la verità, anche quando è dolorosa, con parole scelte bene e che lascino spazio alla speranza;
- sostegno sollecito ai familiari che si occupano del malato, perché il loro benessere fisico ed emotivo è un fondamentale fattore di efficacia delle cure che vengono somministrate.
La gentilezza del personale medico migliora sia il rapporto con il paziente, sia l’aderenza alle terapie. Ed è un fattore critico nella gestione del terremoto emotivo che ogni diagnosi di cancro comporta per i malati, per le loro famiglie e per gli stessi medici. Essa dovrebbe quindi essere presa in seria considerazione dai programmi di specializzazione e dalle iniziative di formazione continua.