Lo studio trare origine da una recente presa di posizione dell’American College of Surgeons - Oncology Group, secondo il quale la ALND può essere evitata in pazienti sottoposte a terapia conservativa del seno e che presentino un limitato coinvolgimento linfonodale. La procedura analizzata dagli Autori è denominata CARE (Conservative Axillary Regional Excision) e consiste nella sola rimozione del linfonodo sentinella e degli altri nodi palpabili.
Lo studio è stato svolto seguendo retrospettivamente le pazienti sottoposte a mastectomia con CARE dal 2002 al 2010. Le informazioni raccolte includono: dati demografici; stadiazione; numero di linfonodi rimossi; terapie adiuvanti, anti ormonali e radianti; recidive; linfedema; sopravvivenza.
Questi i risultati:
- è stato sottoposto a mastectomia con CARE un totale di 587 pazienti;
- il follow up medio è stato di 5,1 anni;
- è stata rimossa una media di 8 linfonodi per paziente;
- si sono registrate 7 recidive locali, di cui 3 ascellari;
- il linfedema si è sviluppato in 20 pazienti (3.4%), il 75% delle quali era stato sottoposto a chemioterapia adiuvante;
- lo sviluppo del linfedema risulta associato al numero dei linfonodi rimossi (p = 0.05) e alla radioterapia (p = 0.004).
La CARE, concludono gli Autori, si è rivelata estremamente utile per capire il ruolo della chirurgia ascellare limitata nelle pazienti mastectomizzate. Il tasso di recidiva locoregionale fra le pazienti sottoposte a CARE è basso, così come il tasso di linfedema. I dati raccolti supportano dunque il ricorso a una limitata ALND in pazienti mastectomizzate con linfonodi positivi.
Lo studio è di grande interesse. E’ sulla linea della chirurgia conservativa in caso di tumore mammario. In passato si procedeva a mastectomia e svuotamento completo dei linfonodi ascellari. Successivamente il Professor Umberto Veronesi, con i suoi collaboratori, ha portato avanti due rivoluzioni nella cura dei tumori della mammella:
1. la chirurgia conservativa, con quadrantectomia, dimostrando che l’efficacia terapeutica persiste, con un notevolissimo beneficio in più per la donna in termini sia psicologici, di sensazione di femminilità, immagine corporea, autostima, sia fisici, e non solo cosmetici, perché vengono mantenute sensibilità di areola e capezzolo, importanti anche per l’erotismo;
2. la limitazione della linfoadenectomia ascellare ai soli casi di linfonodo sentinella positivo, con riduzione sia del linfedema (che in caso di linfoadenectomia completa può interessare fino al 72% delle pazienti e che può comparire fino a 20 anni dopo l’intervento), sia delle parestesie (sensazione di aghi, spilli, formicolii, dolore e bruciore al braccio e, a volte, all’emitorace del seno operato, per la lesione delle terminazioni nervose in corso di linfoadenectomia completa).
Lo studio di Cowher e collaboratori fa un altro passo avanti. Anche in caso di linfonodo sentinella positivo, dimostra la possibilità di una chirurgia più conservativa, asportando solo i linfonodi interessati, se pochi, mantenendo una buon risultato terapeutico sul fronte del tumore ma riducendo drasticamente la complicanza del linfedema e delle parestesie.
Saranno necessarie ulteriori ricerche per confermare che questo approccio conservativo garantisca nel lungo termine gli stessi risultati di sopravvivenza sinora ottenuti con la metodica precedente.