L’insonnia è molto comune fra i pazienti oncologici, e riconosce un’eziologia che può includere fattori legati all’evoluzione della malattia, a eventi avversi delle terapie e ad eventuali comorbilità.
La ricerca bibliografica ha portato alla selezione di 75 studi dedicati a tumori della mammella (23), del polmone (7), ginecologici (4), del cervello (4), di testa e collo (4), gastrointestinali (9), della prostata (6), della tiroide (1) e misti (17). La prevalenza di insonnia o altri disturbi del sonno variava dal 14,8% all’81,5%.
I fattori correlati all’alterazione del sonno sono stati classificati in quattro categorie:
- caratteristiche demografiche (come età, etnia, status coniugale e socio-economico);
- condizioni psico-emotive (come ansia e depressione);
- condizioni fisiche (come dolore cronico, stanchezza cronica, gambe senza riposo);
- farmaci somministrati (chemioterapia, oppioidi, terapie ormonali).
Le terapie non farmacologiche includono l’igiene del sonno, la terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia e la riduzione dello stress basata sulla mindfulness (MBSR).
Fra i soli 11 articoli che hanno valutato trattamenti farmacologici in casi di cancro della mammella, del cervello, del colon-retto o misto, i principi attivi più frequentemente utilizzati sono stati melatonina e zolpidem. I risultati hanno indicato miglioramenti in vari aspetti della qualità del sonno, sebbene la maggior parte degli studi abbia utilizzato questionari anziché misure oggettive come la polisonnografia del sonno (PSG) o l’actigrafia (che, con un semplice strumento indossato al polso, registra nell’arco delle 24 ore le ore totali di sonno, la durata della veglia, i risvegli avvenuti durante la notte e l’eventuale sonnolenza diurna).
Le limitate evidenze disponibili per le cure farmacologiche evidenziano l’importanza di ulteriori studi e al momento obbligano i clinici a sperimentare strategie di cura multidisciplinari che coprano con la maggiore efficacia possibile tutte le fasi della terapia.