L’eziologia della sindrome dolorosa regionale complessa (Complex Regional Pain Syndrome, CRPS) non è ancora stata del tutto chiarita. La International Association for the Study of Pain (IASP) la definisce come una patologia caratterizzata da dolore cronico localizzato, spontaneo o evocato, che normalmente ha origine da un arto traumatizzato. Il dolore ha un’intensità e/o una durata sproporzionate rispetto alla noxa che lo induce (iperalgesia).
La CRPS:
- può insorgere in seguito a fratture, distorsioni, contusioni, lesioni da schiacciamento e interventi chirurgici;
- colpisce maggiormente le donne (3-4 volte di più);
- solitamente riguarda gli arti superiori (un tipico esempio è la frattura al radio).
Oltre alla già citata iperalgesia, i sintomi e i segni a carico dell’arto interessato includono:
- disestesia, allodinia;
- edema;
- variazioni del colore (arrossato oppure bluastro), della temperatura cutanea e della sudorazione;
- osteoporosi, tremori e distonia;
- distorta propriocezione.
I possibili meccanismi fisiopatologici comprendono danni al tessuto nervoso, stress ossidativo, sensitizzazione centrale, sensitizzazione periferica, alterazioni del sistema nervoso simpatico e fattori genetici.
Esistono due forme: il tipo 1, quello preso in considerazione dallo studio che stiamo esaminando, non presenta danni neuropatici; nel tipo 2, invece, si può riscontrare un danno a carico del sistema nervoso periferico. Il tipo 1, inoltre, ha una maggiore probabilità di recupero, anche spontaneo, entro l'anno.
Lo studio è stato condotto sui record registrati nel Nationwide Inpatient Sample Database dal 2007 al 2011. I dati sono stati corretti sulla base delle informazioni demografiche e delle eventuali comorbilità.
Su un campione di 33.406.123 persone, sono stati individuati 22.533 pazienti colpiti da CRPS di tipo 1, con un picco di frequenza nella fascia di età compresa fra i 45 e i 55 anni.
Questi i fattori di rischio individuati dall’analisi statistica:
- genere femminile;
- razza caucasica;
- cefalea;
- depressione
- abuso di farmaci.
Il diabete, l’obesità, l’ipotiroidismo e l’anemia risultano invece associati a una minore incidenza del disturbo.
L’ampio studio di Elsharydah e collaboratori ha il merito di integrare le informazioni a nostra disposizione sul profilo di rischio relativo a questa complessa patologia, ponendo le basi per una diagnosi sempre più precoce e una terapia efficace.