Gli autori hanno valutato retrospettivamente 181 bambini e bambine presi in carico per cefalea, nel 2006 e 2007, dalla Clinica Neurologica Pediatrica di Haifa, organizzando le informazioni per età, genere, tipo di cefalea, frequenza degli attacchi, grado di disabilità provocato, altezza e peso corporeo. Sulla base di tali dati sono stati calcolati gli indici di massa corporea e determinati i percentili per età e sesso. I diversi tipi di cefalea e le loro caratteristiche sono stati comparati suddividendo i bambini in tre gruppi: peso normale, a rischio di sovrappeso, sovrappeso.
Questi i risultati:
- sul totale dei bambini studiati, l’obesità ha un’incidenza del 39.8%, più alta rispetto alla popolazione generale;
- la diagnosi di emicrania (ma non di cefalea di tipo tensivo) risulta significativamente associata all’essere a rischio di sovrappeso (OR = 2.37, 95% CI 1.21-4.67, P = .01) o sovrappeso (OR = 2.29, 95% CI 0.95-5.56, P = .04);
- nelle bambine sovrappeso emerge un significativo rischio indipendente per l’emicrania (OR = 4.93, 1.46-8.61, P = .006);
- indipendentemente dal tipo di cefalea, l’indice di massa corporea appare positivamente associato alla frequenza (ma non alla durata) degli attacchi, e al grado di disabilità che ne deriva.
L’obesità e la cefalea, concludono gli Autori, sembrano strettamente correlate anche nei bambini.
Questi dati, pur derivando da un campione relativamente ristretto, sono di estrema importanza per tutto il mondo occidentale, ove l’obesità infantile sta assumendo i caratteri di una vera e propria “epidemia”. L’Italia, come noto, non fa eccezione a questo preoccupante trend: secondo recentissimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, nel nostro Paese il 22.1% dei ragazzi e delle ragazze di 8-9 anni è in sovrappeso e il 10.2% è obeso, con un picco nelle regioni del Centro-Sud.
Ciò che rende allarmante il problema è soprattutto la gravità dei quadri clinici presentati dai bambini obesi o sovrappeso fra i 4 e 11 anni: steatosi epatica (70-80% dei bambini obesi), iperinsulinismo (30-40%), ipertensione arteriosa (20-30%), dislipidemia (10-20%). Per gli adolescenti obesi fra i 12 e 18 anni, nel 20-30% dei casi si osservano quadri patologici associati all’insulinoresistenza e riuniti nella sindrome metabolica, nonché disturbi del sonno con apnee ostruttive, problemi ortopedici e psicologici. Le evidenze scientifiche hanno inoltre ampiamente dimostrato come questi problemi tendano a stabilizzarsi nell’età adulta, con gravi conseguenze sull’aspettativa di salute e la qualità della vita, e sulla spesa sanitaria.
Studi come quello di Ravid e collaboratori hanno dunque il merito di confermare l’evidenza scientifica di un problema che esige risposte urgenti non solo sul piano politico e medico, ma anche dell’educazione familiare e scolastica a una corretta alimentazione e a un regolare movimento fisico.