F.B.
Le cause dell’endometriosi sono ancora sconosciute: sono state formulate varie teorie, ma nessuna di esse riesce a spiegare tutti i casi clinici osservati. Questo inevitabilmente si riflette sull’efficacia dei trattamenti medici, che sono tutti – incluse le terapie ormonali (progestinici o estroprogestinici in continua) – sostanzialmente sintomatici. Inoltre, fatta eccezione per gli antinfiammatori non steroidei, tutti i farmaci che abbiamo a disposizione inibiscono l’ovulazione e sono quindi proponibili solo alle donne che non desiderino un figlio.
In positivo, la contraccezione ormonale, o il solo progestinico in continua, riducono anche il rischio di carcinomi ovarici, che è più che raddoppiato nelle donne con endometriosi. L’effetto protettivo è dell’8-10% l’anno, per ogni anno di uso della pillola, del 50% dopo cinque anni, e fino all’80% di riduzione dopo dieci anni d’uso. Un beneficio di indubbia importanza, che valorizza ancor più i benefici ottenibili sul fronte del dolore.
Detto questo, una terapia ben disegnata, iniziata con tempestività e calibrata sulla sua vulnerabilità cardiologica potrebbe ridurre sicuramente il dolore, e forse anche eliminarlo completamente, preservando nello stesso tempo la fertilità. Tenga presente, però, che qualsiasi terapia farmacologica per l’endometriosi deve essere impostata secondo una logica di lungo termine: non si possono attendere effetti immediati, e nemmeno abbandonare la cura ai primi segni di miglioramento. La continuazione del trattamento (finché non vorrà figli) ottimizzerà i benefici, sempre mantenendo una grande accuratezza di controllo sul fronte cardiologico. Un cordiale saluto e mille auguri di cuore.