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Dopo l'aneurisma: come non mi sono rassegnata a vivere una vita "minore"

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16/05/2014

Le vostre lettere alla nostra redazione

Mi sono sposata molto giovane, 20 anni, con la determinata volontà di creare, con il compagno della mia vita, una famiglia in cui i figli dovevano rappresentare la naturale espressione della nostra felicissima unione. Però il futuro ci ha riservato qualche brutta sorpresa, non avendo potuto portare a termine ben tre gravidanze.
Tuttavia non ci siamo arresi e ci siamo rivolti, purtroppo solo dopo questi eventi, a colei che sarebbe diventata un punto fermo nella nostra vita di coppia – la professoressa Graziottin – per valutare le possibilità di intraprendere un’ulteriore gravidanza. La sua indiscussa professionalità, il suo ottimismo contagioso, ci hanno dato grande fiducia e probabilmente ci hanno fortificato per affrontare, a 39 anni, un’ulteriore prova.
Sono stata infatti colpita dalla rottura di un aneurisma cerebrale, nel giro di 4 mesi sono stata operata due volte (arteria destra e sinistra), superando comunque brillantemente gli interventi, e soprattutto senza soffrire di particolari deficit. Mi hanno detto che sono stata “miracolata”: sicuramente hanno contribuito al buon esito una équipe di neurochirurghi all’avanguardia, forse la fortuna o forse qualcuno lassù che non ha potuto lasciare solo l’unico amore della mia vita (siamo insieme da circa 40 anni ed è come il primo giorno, condividiamo tutto, anche in questa lettera dove parlo di me, di fatto parlo di noi).
Tutto bene? Non proprio. Passata l’emergenza, la nostra seconda vita è iniziata in modo incerto. Ero “miracolata”, è vero, ero viva, ma la mia gioia di vivere non era più la stessa. Momenti di panico, stati d’ansia, sbalzi d’umore condizionavano le mie giornate e non trovavano le adeguate risposte da parte dei medici che mi seguivano dopo l’intervento (quante volte mi è stato detto: «Signora, sa che cosa ha avuto, qualche conseguenza è fisiologica, deve sopportare...»). Ero in un vicolo cieco, dovevo sì ringraziare di essere viva ma non accettavo di vivere una vita “minore”.
Non mi sono, anzi non ci siamo rassegnati. Risolutiva la decisione di rivolgerci nuovamente alla persona che consideriamo il nostro “angelo custode” in terra, la professoressa Graziottin. Con pazienza, comprensione e, ripetiamo, grandissima professionalità ci ha accompagnato nel superamento delle problematiche, anche di quelle non direttamente connesse con la materia da Lei trattata, nel qual caso, grazie alle sue doti certamente non comuni – capacità di vedere “oltre”, volontà di approfondimento, aggiornamenti continui, cure mirate – ci ha indirizzato verso professionisti di fiducia di analogo spessore, dando luogo a quello che noi definiamo un “circolo virtuoso della salute”.
Sono passati ormai 17 anni dall’evento e posso sinceramente affermare di sentirmi molto bene, pienamente soddisfatta della mia vita coniugale. E sottolineo che, nel frattempo, ho tagliato un altro traguardo da me particolarmente temuto, la menopausa, finora senza particolari problemi, grazie alle efficaci terapie e ai consigli del nostro angelo custode.
Professoressa Alessandra Graziottin, grazie di esistere.
Bruna
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