Roberta
Andrebbe poi valutata anche l’eventuale presenza di un ipertono della muscolatura perivaginale, con conseguente riduzione dell’agibilità vaginale e quindi dispareunia in sede profonda. Se questa condizione dovesse venire confermata, risultano efficaci sedute di riabilitazione del pavimento pelvico, utili nel rilassamento del muscolo elevatore dell’ano.
Vorremmo però ritornare sulla questione dell’endometriosi e sul senso di quell’avverbio (“apparentemente”) che abbiamo usato poco fa rispetto all’esito della sua laparoscopia. Nelle donne giovani e giovanissime, l’endometriosi è frequentemente localizzata:
- sui legamenti utero-sacrali (che posteriormente uniscono l’utero, e la parte profonda della vagina, all’osso sacro);
- a livello del Douglas, la piega peritoneale posta tra l’utero e il retto;
- nel setto retto-vaginale, lo strato di tessuti che separa la vagina dal retto.
Il sintomo tipico di queste localizzazioni è proprio il dolore alla penetrazione profonda, che a sua volta è il primo sintomo di endometriosi.
Com’è possibile – lei si chiederà – che si tratti di endometriosi se dagli esami non risulta niente? Attenzione: il “niente” va inteso come nulla di visibile con gli attuali mezzi di indagine. In altre parole, se c’è un’endometriosi profonda, con minute isole di 2 millimetri cubici (che già contengono 70-100.000 cellule), la donna ha microlesioni non ancora visibili con l’ecografia pelvica, con la risonanza magnetica e con la laparoscopia. E nemmeno dimostrabili con il dosaggio del Ca125, un marcatore che, nel sangue, a volte svela la presenza della malattia. Eppure queste microlesioni, che possono essere numerose, sono già in grado di causare un’infiammazione profonda dei tessuti, un aumento delle fibre del dolore e un’infiammazione dei tessuti nervosi (neuroinfiammazione) che amplificano il dolore stesso.
In questo caso, per diagnosticare l’endometriosi, basta che il ginecologo durante la visita metta in leggera tensione i legamenti che vanno dall’utero all’osso sacro: normalmente questa manovra non provoca fastidio; se invece dà lo stesso tipo di dolore che si ha con il rapporto, la diagnosi è fatta. Una diagnosi precoce di questo tipo evita che si formino lesioni più grandi e più avanzate, e consente di intervenire con le cure giuste, per eliminare il dolore e rallentare il progredire della malattia.
Le consigliamo dunque di chiedere al suo ginecologo una precisa diagnosi differenziale rispetto ai sintomi che lei accusa, senza escludere a priori l’ipotesi di un’endometriosi ancora “sub clinica”. Per quanto riguarda la terapia dell’endometriosi, la rimandiamo alle schede mediche pubblicate su questo sito. Un cordiale saluto.