In questa intervista analizziamo:
- i tre principali fattori predisponenti che possono danneggiare i cuscinetti: stitichezza cronica (che peggiora in gravidanza), predisposizione – anche genetica – alle vene varicose (due volte più frequente nelle donne rispetto agli uomini) e invecchiamento. Queste condizioni ne facilitano il prolasso, ossia la protrusione dal canale anale. Il ritorno del sangue venoso diventa difficoltoso e provoca infiammazione cronica locale, erosione dell’epitelio dei cuscinetti e conseguenti emorragie;
- gli stili di vita che contribuiscono al problema: lo scarso movimento fisico; un’alimentazione povera di fibre; la tendenza al sovrappeso o alla franca obesità;
- i fattori precipitanti: la gravidanza stessa è il più importante (l’aver avuto due o più gravidanze aumenta infatti il rischio di emorroidi del 20-30 per cento), anche se agisce sul disturbo con modalità diverse a seconda dell’epoca considerata; il secondo è il parto, soprattutto se è stato difficoltoso e specialmente nei confronti delle trombosi emorroidarie e delle ragadi;
- i fattori di mantenimento: il principale, purtroppo, è l’omissione diagnostica, che impedisce di affrontare il disturbo con terapie appropriate e i giusti stili di vita;
- quante donne in gravidanza soffrono di emorroidi: il 12-34 per cento, a seconda dei criteri con cui viene valutata la gravità dei sintomi. Le ragadi anali colpiscono il 10 per cento delle partorienti, con un picco massimo dopo il parto;
- gli stili di vita utili a contrastare i fattori predisponenti: regolare movimento fisico, alimentazione ricca di fibre, introduzione di liquidi (1,5-2 litri di acqua al giorno), contenimento dell’aumento di peso legato alla gravidanza (10-13 chilogrammi), correzione della stipsi, eventuale uso di lassativi dolci, uso di detergenti a pH acido;
- i trattamenti per ridurre il dolore: anestetici locali; lievi astringenti e calmanti (sali di bismuto, ossido di zinco, hamamelis); flavonoidi e derivati dell’ippocastano (migliorano il tono della muscolatura liscia delle vene e riducono la produzione di prostaglandine, che causano il dolore); derivati della liquirizia (acido 18-beta-glicirretico), che hanno spiccate attività antinfiammatorie, antigonfiore e cicatrizzanti, e possono essere usati anche in gravidanza.