Questa rappresentazione del corpo a livello cerebrale fu messa a punto da Wilder Penfield attraverso studi condotti su pazienti epilettici dagli anni Trenta agli anni Cinquanta del secolo scorso (la nota rappresentazione pittorica si deve ad Hortense Pauline Cantlie). Ma, pur avendo studiato uomini e donne, Penfield riportò pochissime informazioni sul corpo femminile: al punto che la rappresentazione grafica dell’homunculus universalmente nota riporta testicoli e pene, ma non mammelle, vagina, clitoride, utero e ovaie. Le ragioni storiche di questa lacuna non sono chiare, ma è certo che l’homunculus nel suo aspetto tradizionale è ormai del tutto anacronistico. Inoltre, non consente di apprezzare ciò che oggi sappiamo sulla neuroplasticità in risposta all’esperienza e all’azione degli ormoni.
Paula Di Noto e collaboratrici si sono proposte di portare questa omissione all’attenzione della comunità scientifica e di stimolare nuovi studi sull’area somestesica primaria femminile. A questo scopo hanno analizzato le scoperte di Penfield e i lavori successivi effettuati sia sul corpo umano sia sugli animali. La ricerca è stata condotta nella letteratura scientifica in lingua inglese pubblicata su PubMed, MedLine/Ovid, Google Scholar, CRISP/RePORTER e Scholars Portal (PsycINFO).
Sono così giunte a scoprire che è molto ciò che non sappiamo riguardo non solo alla rappresentazione cerebrale del corpo femminile (che chiamano evocativamente “her-munculus”), ma anche alle sue modificazioni nel tempo in funzione:
- delle diverse fasi della vita e dei cambiamenti ormonali (età fertile, gravidanza, menopausa);
- delle esperienze maturate;
- delle malattie neurodegenerative;
- degli esiti di interventi chirurgici (anche estetici) e trapianti.
E sottolineano come questo sia il primo passo verso una piena comprensione delle differenze di genere neurologiche e fisiologiche, e verso la messa a punto di più efficaci terapie per condizioni cliniche caratterizzate da dolore come la mastectomia, l’isterectomia, la vulvodinia e la fibromialgia.
L’hermunculus che un giorno potrà essere disegnato, concludono, potrà affiancare l’homunculus maschile nel catalogo dell’iconografia neuroscientifica e delle risorse terapeutiche.