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Una donna coraggiosa e consapevole – Riflessione su Luca 10,38-40

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02/10/2019

Liberamente tratto da:
Enzo Bianchi, La porzione buona, monasterodibose.it/preghiera/vangelo/13160-porzione-buona

Guida alla lettura

Il brano del Vangelo di cui oggi leggiamo il commento è, nella sua forma completa, utilizzato normalmente per spiegare la nascita del contrasto fra vita attiva e vita contemplativa: Marta, la donna indaffarata a ospitare Gesù, si contrappone alla sorella Maria, intenta ad ascoltare le parole del Maestro. Secoli di storia cristiana, fortemente influenzati dal neoplatonismo, hanno premiato la scelta di Maria, alimentando il mito che la vera vita religiosa fosse solo quella separata dal mondo. In realtà, il vero contrasto è fra ascolto e non ascolto della parola di Gesù: se non c’è ascolto, non c’è vera vita cristiana; se c’è ascolto (come mostrarono per esempio gli ordini mendicanti nel XIII secolo), ci può essere sequela anche nel frastuono di una città.
Non è su questa disputa bimillenaria, tuttavia, che oggi appuntiamo la nostra attenzione – ed è per questo motivo che pubblichiamo solo in parte il brano del Vangelo e il commento di Enzo Bianchi, fondatore della comunità monastica di Bose. Quello che ci interessa porre in luce è un particolare del racconto di Luca, un dettaglio storico-culturale su cui Bianchi fa chiarezza ricorrendo alle fonti della spiritualità ebraica: Maria, sedendosi ai piedi di Cristo e ascoltando il suo insegnamento come un discepolo qualsiasi, compie un’azione molto audace per quei tempi, perché la tradizione vietava espressamente di insegnare alle donne la legge di Dio. Al punto che un adagio della Mishnà (termine che designa l’insieme della Torah orale e il suo studio) redarguiva: «Chiunque insegni la Torah a sua figlia è come se le insegnasse cose sporche». Tanto poco si considerava la donna, che si credeva che il contatto con lei deturpasse persino la più alta forma di sapienza.
Dunque Maria, sottolinea Bianchi, «compie un gesto coraggioso, mostrando una forte soggettività e una profonda consapevolezza»: è una delle tante donne che, nel corso dei secoli, oseranno alzare il capo contro le tradizioni di una società fortemente maschilista, sfidando la mentalità corrente in nome di una dignità che, purtroppo ancora oggi, non riesce a trovare pieno rispetto: senza andare troppo lontano, basta pensare alle nazioni europee e a quanta fatica facciano le donne, anche le più colte e preparate, a cogliere frutti di riconoscimento professionale e sociale realmente equivalenti a quelli degli uomini.
Maria insegna alle giovani di oggi che apprendere è sempre un bene, che studiare con impegno apre orizzonti e libera dalle catene, che valorizzare i talenti naturali dell’intelligenza e del cuore è ciò che veramente distingue le donne libere e gli uomini liberi da chi, libero solo in apparenza, è in realtà schiavo della mediocrità dei sogni e dei pensieri.
(…) Nella sua salita verso Gerusalemme, Gesù trova ospitalità presso una famiglia: due sorelle, Marta e Maria, e il fratello Lazzaro, a Betania, nei pressi della la città santa, lo accolgono in casa offrendogli cibo e alloggio. Questo succederà spesso, in particolare nella settimana prima della passione di Gesù (cf. Mc 11,11; Mt 21,17; Gv 12,1-11). Il vangelo di Giovanni ci dà molte notizie su questi tre amici di Gesù, da lui molto amati (cf. soprattutto Gv 11,1-43). Dunque Gesù, che è stato respinto dai samaritani (cf. Lc 9,51-55), trova una casa che lo accoglie, che gli permette di gustare l’intimità dell’amicizia, di riposare, di avere tempo per pensare alla sua missione. Entrato in casa, è accolto da Marta, una donna attiva, intraprendente, che si sente impegnata a preparargli il cibo e una tavola degna di un rabbi, di un amico.
Maria, l’altra sorella, appare invece una donna più contemplativa, che durante la sosta di Gesù in casa ama innanzitutto ascoltarlo, mettersi ai piedi del maestro e profeta per ricevere il suo insegnamento. Alla presenza di Gesù, Maria assume così la postura classica del discepolo (cf. Lc 8,35; At 22,3). La tradizione rabbinica affermava: «La tua casa sia un luogo di riunione per i sapienti; attaccati alla polvere dei loro piedi e bevi assetato le loro parole» (Mishnà, Avot I,4), ma questo compito era riservato agli uomini, non certo alle donne. Ciò sarebbe stato non solo inusuale, ma anche scandaloso, come si legge sempre nella Mishnà: «Chiunque insegni la Torah a sua figlia è come se le insegnasse cose sporche» (Sotah 3,4). Maria compie pertanto un gesto coraggioso, audace, mostrando una forte soggettività e una profonda consapevolezza: si fa discepola, sicura che Gesù non la respingerà, ma eserciterà il suo ministero rivolgendosi a una donna come agli uomini, accetterà di avere una discepola e non solo dei discepoli. (…)

Il brano del Vangelo di Luca

In quel tempo, mentre Gesù e i suoi discepoli erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.

Biografia

Enzo Bianchi nasce a Castel Boglione, in provincia di Asti, il 3 marzo 1943. Dopo gli studi alla facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Torino, nel 1965 si reca a Bose, una frazione abbandonata del comune di Magnano sulla Serra di Ivrea, con l’intenzione di dare inizio a una comunità monastica. Raggiunto nel 1968 dai primi fratelli e sorelle, scrive la regola della comunità. E’ stato priore dalla fondazione del monastero sino al 25 gennaio 2017: gli è succeduto Luciano Manicardi. La comunità oggi conta un’ottantina di membri tra fratelli e sorelle di sei diverse nazionalità ed è presente, oltre che a Bose, anche a Gerusalemme (Israele), Ostuni (Brindisi), Assisi e San Gimignano.
E’ membro dell’Académie Internationale des Sciences Religieuses (Bruxelles) e dell’International Council of Christians and Jews (Londra).
Fin dall’inizio della sua esperienza monastica, Enzo Bianchi ha coniugato la vita di preghiera e di lavoro in monastero con un’intensa attività di predicazione e di studio e ricerca biblico-teologica che l’ha portato a tenere lezioni, conferenze e corsi in Italia e all’estero (Canada, Giappone, Indonesia, Hong Kong, Bangladesh, Repubblica Democratica del Congo ex-Zaire, Ruanda, Burundi, Etiopia, Algeria, Egitto, Libano, Israele, Portogallo, Spagna, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera, Germania, Ungheria, Romania, Grecia, Turchia), e a pubblicare un consistente numero di libri e di articoli su riviste specializzate, italiane ed estere (Collectanea Cisterciensia, Vie consacrée, La Vie Spirituelle, Cistercium, American Benedictine Review).
E’ opinionista e recensore per i quotidiani La Stampa e Avvenire, membro del comitato scientifico del mensile Luoghi dell’infinito, titolare di una rubrica fissa su Famiglia Cristiana, collaboratore e consulente per il programma “Uomini e profeti” di Radiotre. Fa inoltre parte della redazione della rivista teologica internazionale “Concilium” e della redazione della rivista biblica “Parola Spirito e Vita”, di cui è stato direttore fino al 2005.
Nel 2009 ha ricevuto il “Premio Cesare Pavese” e il “Premio Cesare Angelini” per il libro “Il pane di ieri”.
Ha partecipato come “esperto” nominato da Benedetto XVI ai Sinodi dei vescovi sulla “Parola di Dio” (ottobre 2008) e sulla “Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” (ottobre 2012).
Il 22 luglio 2014 papa Francesco lo ha nominato Consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

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