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Ostilità e incomprensione, la rovina della mia famiglia

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18/05/2012

Le vostre lettere alla nostra redazione

Gentile Professoressa Graziottin, le scrivo non per contribuire con una testimonianza positiva a questa rubrica, ma perché sul sito del Gazzettino ho letto il suo bellissimo articolo di lunedì 19 marzo (Vite in bilico tra la paura e l’angoscia): un articolo vicino alla situazione di tante persone. Credo che abbia fatto riflettere molto, ma non in maniera esclusivamente negativa, come molti avranno forse pensato. In fondo, quel “semaforo rosso” invita a fermarsi e a pensare che, anche se l’angoscia dentro di noi è molto forte, c’è (quasi) sempre una persona per cui continuare a vivere. Come dice lei benissimo: «In questo preoccuparsi per il dolore dell’altro ci sono un senso di responsabilità che va oltre la disperazione personale e ci tiene in vita, ma anche il senso di una relazione d’amore di qualità, da proteggere anche dalle nostre impulsività autolesive».
Tutto quello che ha scritto sembra la mia storia: una storia fatta di accuse ingiuste, che hanno colpito in profondità il mio essere donna e moglie. Sono ormai straziata dall’accusa della famiglia di mio marito di essere la causa della sua grave depressione, sfociata in questi ultimi tempi in tentativi di autolesionismo grave, proprio a causa di questa insanabile lacerazione fra le due famiglie. Mio marito continua ad entrare e uscire dall’ospedale, ogni volta che ha un qualsiasi contatto con loro. Io sono ormai malata di rabbia, di frustrazione, di impotenza. Il mio semaforo è perennemente rosso, e resto salda solo al pensiero di nostra figlia, che compie vent’anni proprio oggi, ma che vorrebbe non essere mai nata, perché vive nella paura di perdere tutti e due i genitori – uno, anzi, lo considera già perso...
L’unica cosa che non mi sento di condividere del suo articolo è che, rivolgendosi agli specialisti, si può essere aiutati. Non è vero, professoressa, non è vero: perché a me hanno detto che «non si possiede la bacchetta magica» e che di fronte a tanta cattiveria, conviene far vincere la cattiveria, e lasciare una famiglia che si riteneva normale, e che ora invece è rovinata, al suo destino.
Scusi il lungo sfogo… Ma mi chiedo continuamente come una madre e una sorella possano odiare talmente tanto la sposa e la figlia del malato, da farlo morire di dolore solo per la soddisfazione di gettarci addosso la colpa di tutto… Grazie per avermi ascoltata.
Gabriella N.
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