Guida alla lettura
Il vocabolario Treccani ci informa che trasfigurare significa “Far cambiare di figura, d’aspetto, d’espressione”; e ancora: “Trasformare, far apparire diverso, e, insieme, nobilitare”. E’ quanto avviene a Gesù sul monte, mentre si trova in disparte dalla folla, in compagnia degli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni. Ma che cosa significano lo splendore che avvolge le sue vesti, e il fitto dialogo con Mosè ed Elia? Voglion dire che la bellezza, simbolizzata dal brillio della tunica, e l’amicizia, resa evidente da quella conversazione colma di confidenza, non verranno mai meno, e anzi riscatteranno alla radice le nostre vite.
«Non siamo destinati a perderci», assicura Lino con fiducia. Ne sono esempio gli artisti, che attraverso la perfezione formale delle loro opere, e l’amore del mondo, pervengono all’immortalità. Ma quali esperienze di bellezza, e di amicizia sincera, possiamo fare noi, persone comuni? Esiste una bellezza del lavoro, dello sport, della cultura, del cibo condiviso, di un libro letto con interesse quotidianamente rinnovato; esiste l’amicizia con i familiari, i figli, il coniuge, con i compagni di scuola di un tempo, con le persone conosciute nell’incessante fluire dei giorni, con gli animali che fanno visita al nostro cuore e, qualche volta, stanno accanto a noi per tutta la vita. Sono – queste – modalità concrete, alla portata di tutti: basta lasciarsi afferrare dal loro fascino, e farsi portare via, e tutte le nostre esperienze diventeranno più luminose, più ricche, meno effimere.
Sì, se sapremo dare spazio alla bellezza e all’amicizia, non ci perderemo. Vivremo con intensità il tempo che ci è dato, e continueremo a vivere nel ricordo di chi resterà dopo di noi. Coltiviamo ogni giorno queste due decisive dimensioni dell’essere: insegniamolo a noi stessi, ai nostri figli, ai nostri anziani. La trasfigurazione cesserà di essere un evento misterioso, e animerà dal profondo i nostri giorni terreni.
La trasfigurazione: realtà teologica, cristologica, ma anche realtà umana per ciascuno di noi. Proprio quando sentiamo che la vita si fa breve, è attentata, siamo spinti verso la trasfigurazione: vero per ogni artista, ma anche per ogni uomo. Quando sentiamo che questa vita non ci basta, desideriamo trasfigurarla, ricrearla, trovare tutto il suo splendore infinito. Quando un amore è minacciato, conosce le sue vette più alte, le sue luci boreali; mentre lo stiamo per perdere, lo vogliamo salvare: raggiunge allora intensità assolute, irripetibili. Trasfigurazione e morte sono intimamente legate, teologicamente e umanamente.
Un primo aspetto: «Le sue vesti divennero splendenti, bianchissime» (v. 2). Le vesti, sinonimo di bellezza, simbolo della persona che si fa vedere, si offre. Le nostre relazioni entrano nella luce, superano il contingente, e rimangono per sempre. Le cose più semplici della nostra vita, l’incontro personale, l’amicizia, non verranno mai meno.
Un secondo aspetto: la conversazione, il dialogo, che va oltre i confini del tempo. «E apparvero loro Elia con Mosè, e conversavano con Gesù» (v. 4). La trasfigurazione conferma che nulla è perduto, che siamo in relazione con coloro che ci hanno preceduto.
Non siamo destinati a perderci, ma a una vita senza fine attraverso queste due dimensioni: la bellezza e l’amicizia. Questi due ambiti, così fortemente umani, sono in realtà due finestre da cui la realtà di Dio filtra, e noi migriamo in lei.
E’ stata un’esperienza della vita di Gesù di fronte ai suoi discepoli. Ma è una realtà anche nostra, nel quotidiano. Quante volte davanti alla bellezza ci siamo sentiti rapiti in una realtà che è perfettamente terrena ma è di più, va più lontano, va oltre.
Ugualmente per l’amicizia, anche con chi non è più con noi e ci ha già preceduti nella morte: il dialogo non s’interrompe e raggiunge luminosità e rivelazioni senza precedenti.
Riflettevo su questo leggendo le parole di addio di un amico a una persona che era stata decisiva per lui: «Sei stato la mia guida. Che sarei divenuto senza di te… Io che avevo tutto da scoprire, tu hai teso verso di me la tua mano e non l’hai mai ritratta». La trasfigurazione ci avvolge quando le nostre relazioni, le nostre parole raggiungono un’umanità tale da attraversare il velo della morte e risplendere nella luce. «Tu hai teso verso di me la tua mano e non l’hai mai ritratta». L’ha detto Gesù al Padre, ognuno di noi può dirlo, al fratello, all’amico, al Signore, all’amore di tutta una vita.