Un tempo, la comunità si stringeva intorno alla neonata famiglia con consigli, supporto, aiuto materiale. Negli anni si è persa questa dimensione, questo essere figli anche del villaggio, e non solo dei nostri genitori. Quindi, meno informazione e più solitudine. Il popolo dei selfie si guarda molto, ma è cieco dinanzi agli altri. Si compete su tutto. Va di moda ciò che è facile e veloce. Mal comune mezzo gaudio. Non c’è più chi metta una buona parola. Tutti sono diventati moderni... nonni compresi! Ti vuoi separare? Cosa aspetti!
Poi qualcuno, pur rispettando il tuo dolore, la tua delusione, la tua rabbia, ti dice che un papà, quel papà, è insostituibile, che puoi essere la mamma migliore del mondo, ma ciò non cambia il fatto che l’apporto di un padre all’educazione di un figlio è unico. Che la sicurezza di quel padre come uomo va preservata affinché possa svolgere serenamente e al meglio il suo ruolo di papà.
Non è sempre facile sentirselo dire. Si ascolta, ma occorre tempo per applicare il consiglio, per mettere da parte la rabbia, per guardare l’altro come parte del nostro progetto educativo, anche se quello di coppia non c’è più... Ma se si semina amore, i frutti si raccolgono. Occorre insistere, cercare amici e mentori che vogliano bene ai nostri figli, coinvolgere i nonni e i parenti di entrambi affinché si diventi tutti un grande campo di energia positiva che avvolga i nostri figli...
Non va di moda, ma questa vecchia ricetta si dimostra quanto mai all’altezza delle sfide che la nostra società presenterà ai nostri ragazzi.
Grazie, Professoressa!
Famiglia M.