Il paradigma transdiagnostico afferma come, alla base di alcuni gruppi di disturbi mentali o di personalità, si possano individuare uno o più fattori di rischio detti “transdiagnostici”. Tali fattori possono essere classificati in tre principali categorie: fattori biologici, psicologici e socioculturali che, integrati, formano il modello teorico biopsicosociale.
Generalmente, un solo fattore di rischio non sembra essere in grado di determinare la psicopatologia: esso non va quindi visto come condizione necessaria e sufficiente, ma più semplicemente come uno stato che può probabilisticamente precedere l’esordio dell'episodio psicopatologico, così come – nel noto proverbio – la goccia fa traboccare il vaso.
Lo studio parte dalla considerazione che sonno, ritmi circadiani e salute mentale sono reciprocamente interconnessi. L’alterazione dell’architettura del sonno, e delle sue caratteristiche di qualità, quantità e continuità, può determinare o esacerbare sintomi psichiatrici negli individui suscettibili, mentre i trattamenti che mirano a correggere i disturbi circadiani del sonno possono alleviare la psicopatologia. Al contrario, i sintomi psichiatrici possono peggiorare la qualità del sonno e comprometterne il bioritmo. Gli adolescenti e i giovani adulti sono le fasce d’età a maggior rischio di sviluppare disturbi mentali a partire da queste cause; per essi la diagnosi precoce e interventi di cura mirati possono produrre il massimo beneficio.
La review:
- integra il sonno e la sua circadianità nella fisiopatologia e nel trattamento dei disturbi dell’umore, dell’ansia e dello spettro psicotico, in una prospettiva transdiagnostica;
- sottolinea la necessità di riformulare le conoscenze esistenti e adottare un approccio integrato che riconosca l’interazione fra sonno e fattori circadiani come fattore predisponente della malattia psichiatrica;
- identifica importanti lacune e opportunità per ulteriori ricerche.