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Dolore pelvico cronico: le raccomandazioni delle linee guida internazionali

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Dolore pelvico cronico: le raccomandazioni delle linee guida internazionali
10/11/2022

Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Commento a:
Lamvu G, Carrillo J, Ouyang C, Rapkin A.
Chronic pelvic pain in women: a review
JAMA. 2021 Jun 15;325(23):2381-2391. doi: 10.1001/jama.2021.2631
Analizzare le linee guida sulla valutazione clinica e il trattamento del dolore pelvico cronico nelle donne: è questo l’obiettivo delle review coordinata da Andrea Rapkin, del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia presso la David Geffen School of Medicine dell’Università di California a Los Angeles, Stati Uniti. Allo studio hanno partecipato anche il Dipartimento di Scienze cliniche dell’Università della Florida Centrale e la Divisione di Chirurgia ginecologica del Veterans Affairs Medical Center di Orlando (FL).
Il dolore pelvico cronico (CPP) colpisce circa il 26% della popolazione femminile mondiale. Negli Stati Uniti, ogni anno, sono riconducibili a questa particolare forma di dolore il 40% delle laparoscopie e il 12% delle isterectomie, anche se nell’80% delle pazienti il CPP non è di origine ginecologica. Le pazienti riferiscono spesso frustrazione per la percezione di una sostanziale assenza di considerazione diagnostica e cure appropriate.
Dall’analisi dei documenti di consenso emerge che:
- il CPP si associa spesso a forme di dolore non pelvico (per esempio, emicrania e fibromialgia) e a comorbilità non caratterizzate da dolore (come disturbi cognitivi, del sonno e dell’umore);
- in una percentuale variabile dal 50 al 90% delle pazienti, a seconda degli studi, si riscontrano disfunzioni e dolore muscolo-scheletrico;
- i traumi e il distress giocano un ruolo determinante nella modulazione del dolore;
- è importante che il medico prenda in considerazione i fattori centrali della percezione del dolore, così come le strutture viscerali e somatiche pelviche e non pelviche che possono generare il dolore o contribuire al suo peggioramento;
- un corretto rapporto medico-paziente non può prescindere da una completa anamnesi a livello biologico e psico-sociale, da un’accurata spiegazione dei meccanismi di generazione e trasmissione del dolore e dalla disponibilità a estendere la normale durata delle visite;
- una formazione volta ad approfondire il ruolo dei traumi e le modalità dell’esame obiettivo muscolo-scheletrico è essenziale per ridurre nella donna l’ansia legata alla visita e non trascurare le possibili cause del dolore miofasciale;
- i trattamenti raccomandati sono usualmente multimodali e richiedono un team interdisciplinare di specialisti;
- è in ogni caso opportuno evitare di concentrare l’esame clinico su un singolo organo o distretto;
- sono componenti importanti del processo di cura il coinvolgimento della paziente nel processo decisionale, l’identificazione di obiettivi funzionali e l’analisi delle aspettative a lungo termine.

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