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Fibromi uterini: le terapie farmacologiche, radiologiche e chirurgiche

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Fibromi uterini: le terapie farmacologiche, radiologiche e chirurgiche

03/09/2019

Prof. Stefano Uccella
Clinica Ostetrica e Ginecologica, Ospedale “Filippo Del Ponte”, Varese

Intervista rilasciata in occasione del corso ECM su “La donna dai 40 anni in poi: progetti di salute”, organizzato dalla Fondazione Alessandra Graziottin per la cura del dolore nella donna Onlus, Milano, 24 maggio 2019

ATTENZIONE: Il farmaco di cui si parla in questo articolo, l’ulipristal acetato, approvato per la cura della fibromatosi uterina e usato da oltre 800.000 donne nel mondo, è stato ritirato dal commercio per iniziativa del Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC) della European Medicines Agency (EMA), per alcuni casi di epatite grave comparsa in corso di trattamento.

Sintesi del video e punti chiave

La fibromatosi uterina è una delle patologie più frequenti in campo ginecologico: si stima che circa il 70 per cento delle donne ne soffra in Europa prima della menopausa. Ma i fibromi vanno curati solo quando sono sintomatici, il che accade approssimativamente nel 25 per cento dei casi. Le terapie sono molto numerose, e consentono un approccio graduale al problema. Si distinguono in particolare tre grandi aree di intervento: farmacologica, radiologica, chirurgica.
In questo video, il professor Uccella illustra:
- le principali terapie farmacologiche e la loro efficacia in termini di riduzione del sanguinamento, del dolore e della dimensione dei fibromi;
- i limiti degli estroprogestinici, del progesterone e degli analoghi del GnRH;
- l’elevata efficacia dei modulatori selettivi del recettore del progesterone, fra i quali spicca l’ulipristal acetato;
- che cosa dicono i dati di letteratura sugli effettivi vantaggi dell’embolizzazione uterina;
- i vantaggi delle tecniche chirurgiche mini-invasive, sia isteroscopiche che laparoscopiche, nei confronti del tradizionale approccio laparotomico;
- come le cure vadano sempre somministrate focalizzandosi non tanto sul fibroma in sé, quanto sulla salute complessiva della donna e sulle sue aspettative in termini di qualità di vita.

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