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Dopo l'abuso: come si gestisce il soccorso alla donna – Parte 2

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Dopo l'abuso: come si gestisce il soccorso alla donna – Parte 2

03/06/2014

Intervista alla Prof.ssa Alessandra Kustermann
Responsabile Centro di Soccorso Violenza Sessuale e Domestica, Clinica Mangiagalli, Milano

A cura di Alessandra Graziottin

Sintesi del video e punti chiave

Una donna che subisca una violenza sessuale, oltre al trauma e al dolore fisico ed emotivo per l’abuso in sé, corre due gravissimi rischi: una gravidanza indesiderata, e una o più malattie sessualmente trasmesse.
In che modo queste due emergenze vanno gestite dal ginecologo nel momento in cui la donna si presenta al Pronto Soccorso?
Nella seconda parte di questa intervista la professoressa Kustermann, Responsabile del Centro di soccorso per la violenza sessuale e domestica presso la Clinica Mangiagalli di Milano, illustra:
- come la condotta del Centro di soccorso sia in linea con le linee guida messe a punto dall’Associazione degli Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI);
- che cosa si fa per scongiurare una gravidanza indesiderata: test di gravidanza; somministrazione della contraccezione di emergenza;
- le diverse sostanze contraccettive che si usano a seconda che la donna si sia presentata entro 24 ore dall’abuso (levonorgestrel, o pillola del giorno dopo), o dopo (ulipristal acetato, o pillola fino a cinque giorni dopo);
- perché il contraccettivo d’emergenza viene somministrato indipendentemente dalla data dell’ultima mestruazione;
- come la strategia nei confronti delle malattie sessualmente trasmesse sia diversa a seconda che il violentatore sia il partner abituale della vittima, o un’altra persona (sconosciuto, conoscente occasionale, amico, collega);
- come in ogni caso si proceda allo screening per le malattie sessualmente trasmesse;
- quali farmaci si somministrano, a norma della Consensus Conference di Atlanta, quando il violentatore non sia il partner abituale: terapia antibiotica (a base di doxiciclina) e profilassi anti-HIV;
- come, entro tre giorni, le donne a maggior rischio ricevano anche una più strutturata terapia anti-Aids per la durata un mese;
- quali sono le condizioni per procedere a questa terapia: lesioni genitali evidenti e sanguinanti; rapporto anale; violenza di gruppo e/o attuata da tossicodipendente noto; provenienza del violentatore da aree geografiche ad alto rischio di Aids.

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