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Dopo l'abuso: come si gestisce il soccorso alla donna – Parte 3

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Dopo l'abuso: come si gestisce il soccorso alla donna – Parte 3

10/06/2014

Intervista alla Prof.ssa Alessandra Kustermann
Responsabile Centro di Soccorso Violenza Sessuale e Domestica, Clinica Mangiagalli, Milano

A cura di Alessandra Graziottin

Sintesi del video e punti chiave

La violenza domestica è la forma di abuso più difficile da diagnosticare, perché difficilmente la donna ne parla: e anche se va in pronto soccorso per una “ferita”, fa fatica a rivelare che questa è stata inferta dal partner. E’ infatti difficile ammettere che il proprio rapporto sentimentale è permeato di violenza, e molto spesso – rispetto alla prospettiva di separarsi – prevale la speranza che l’uomo cambi e smetta di essere violento.
Quali sono, in questi casi, gli elementi che possono indirizzare efficacemente la diagnosi del medico? E quali sono i fattori che il medico deve tenere presenti nel consigliare la donna sul da farsi?
Nella terza e ultima parte di questa intervista la professoressa Kustermann, Responsabile del Centro di soccorso per la violenza sessuale e domestica presso la Clinica Mangiagalli di Milano, illustra:
- tre segnali che possono rivelare la presenza di una violenza familiare: arrivare in ritardo rispetto al momento dell’incidente; un dolore eccessivo rispetto ai segni visibili sul corpo, e rivelativo di un’angoscia profonda; le lesioni multiple e differenziate, che possono rivelare percosse subite in tempi diversi;
- come il medico di famiglia o del pronto soccorso debba avere una lista delle associazioni di volontariato e di sostegno a cui indirizzare la donna per un aiuto di secondo livello sensibile e competente;
- perché è importante non giudicare negativamente la donna che, nonostante tutto, ritorna dal partner violento.

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