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Siamo menti incarnate nel movimento: i benefici dell’attività fisica sulla conservazione del sé

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Siamo menti incarnate nel movimento: i benefici dell’attività fisica sulla conservazione del sé
11/01/2024

Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Commento a:
Dzwiza-Ohlsen EN, Kempermann G.
The embodied mind in motion: a neuroscientific and philosophical perspective on prevention and therapy of dementia
Front Psychol. 2023 Aug 17;14:1174424. doi: 10.3389/fpsyg.2023.1174424. PMID: 37663337; PMCID: PMC10471310
Illustrare gli effetti del movimento fisico sulla salute, sulla prevenzione delle malattie e sulla capacità di resilienza anche in situazioni cliniche gravissime, come la demenza di Alzheimer: è questo l’obiettivo della review di Erik Dzwiza-Ohlsen e Gerd Kempermann, rispettivamente della Faculty of Arts and Humanities presso l’Università di Colonia e del German Center for Neurodegenerative Diseases (DZNE) a Dresda, Germania.
Filo conduttore dello studio è il concetto di mente incarnata nel movimento, in cui convergono salute e benessere, prevenzione e terapia, stili di vita e abitudini. Un concetto che sviluppa quello elaborato nel 1991 da Eleanor Rosch, Evan Thompson e Francisco Varela nel libro “The embodied mind”, secondo cui le strutture e le funzioni cognitive della mente emergerebbero dalle dinamiche senso-motorie ricorrenti fra soggetto e ambiente esterno. In altre parole, come suggerisce il sottotitolo dell’opera, le prestazioni cognitive della mente nascono, si consolidano e si mantengono nel tempo attraverso la concreta esperienza del corpo.
Gli autori applicano questa teoria, di matrice olistica, allo studio dell’impatto della demenza sulla mente e sulla sua capacità di permanenza nel tempo, e giungono alla conclusione che l’attività fisica è centrale come fondamento dell’esperienza di salute e benessere nella sua globalità. I suoi benefici si consolidano poi attraverso le abitudini (proprio come accade, secondo Aristotele, per le virtù morali), che altro non sarebbero che «memorie a lungo termine incarnate e un equivalente filosofico dello stile di vita».
Studi empirici su attività olistiche come l’escursionismo, lo yoga, la musica e la danza ne illustrano l’impatto positivo sulla vita quotidiana e il potenziale preventivo e terapeutico. Un esempio luminoso è fornito dalla performance di alcuni passaggi del “Lago dei cigni” da parte di Marta Cinta González Saldaña, prima ballerina del New York City Ballet negli anni Sessanta, costretta su una sedia a rotelle e affetta da Alzheimer. Il filmato mostra la donna accendersi di attenzione alle prime note di Pëtr Il'ič Čajkovskij, scuotere scoraggiata il capo dopo un primo tentativo di ricordare e poi, anche grazie all’affettuoso incoraggiamento dei presenti, ritrovare rapidamente gli antichi movimenti delle braccia, del capo e persino degli occhi, tante volte ripetuti in gioventù, in un’interpretazione commovente che in nulla è diminuita dall’immobilità delle gambe e dal tremore diffuso del busto.
Si può dire che la poderosa sostanza dello studio tedesco stia tutta, in termini divulgativi, in quei tre minuti caricati su YouTube: il movimento è salute e, nella misura in cui si fa abitudine tenace e quotidiana, diventa memoria e trasforma la mente, proteggendola, entro certi limiti, dagli attacchi del tempo e della malattia.
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