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L’ascolto, prima via di guarigione dal dolore

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«Ho 45 anni, e da quasi tre anni soffro di forti dolori alle ossa: prima al torace, alla base delle costole, e poi alla parte alta della schiena. Sono iniziati all’improvviso: un minuto prima stavo bene, un minuto dopo piangevo dal male. Poco per volta sono comparsi anche dolori sordi e pulsanti ai polsi, alle ginocchia, alle caviglie. Faccio fatica a scendere le scale. Dormo sempre peggio, e mi sento stanca già al mattino. Sono andata da reumatologi, ematologi, oncologi, neurologi, ma nessuno è riuscito a formulare una diagnosi definitiva. Da più di due anni vado avanti con un oppiaceo, che per lo meno ha diradato la frequenza e l’intensità degli attacchi. Ma non mi sento più io, è come se un’altra persona avesse preso il mio posto, rubandomi la vita e la salute di prima. Ma c’è una cosa che mi stare particolarmente male: non mi sono mai sentita veramente ascoltata dai medici a cui mi sono rivolta (sempre a pagamento, altrimenti i tempi diventano eterni). Non appena mi siedo si attaccano al computer, come se il loro obiettivo fosse la cartella clinica, non la mia guarigione. La visita sul mio corpo sofferente è quasi sempre sbrigativa, e agli appunti che mi porto per offrire un quadro completo dei sintomi e del mio vissuto danno un’occhiata distratta, giusto due cose da ricopiare sulla loro dannata cartella. In certi momenti è evidente che non ti stanno nemmeno ascoltando. Ho sempre creduto nella medicina occidentale, ma adesso sono molto meno fiduciosa di una volta. Non pretendo da voi una risposta clinica sul mio caso specifico, anche perché dovrei mandarvi una montagna di esami, e non è questo – immagino – lo scopo del vostro sito. Ma un consiglio, sì: cosa bisogna fare quando si viene assaliti da un dolore così forte e persistente, che sembra non volersene andare via? Quali sono i fondamenti, non dico della guarigione, ma almeno di un miglioramento capace di restituire un po’ di luce al futuro?».
Annamaria (Torino)

L’ascolto, prima via di guarigione dal dolore

14/07/2023

Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

La risposta in sintesi

Gentile Annamaria, la sua domanda è come un filo rosso che attraversa molte delle lettere che la Fondazione riceve: qual è il comportamento ottimale da tenere quando ci si trova di fronte a un dolore intenso e irriducibile? Le dico subito che la risposta non possono essere gli oppiacei a vita, tanto per zittire il dolore: il vero obiettivo della visita medica, della diagnosi e della terapia deve essere il trattamento dei fattori predisponenti, precipitanti e di mantenimento di cui il dolore, nella sua invasività, è l’epifenomeno più vistoso.
Ciò premesso, e ripensando alle sue parole, mi sembra che una buona strategia per uscire dal labirinto del dolore cronico si possa articolare in tre momenti distinti, ma profondamente legati fra loro: ascoltarsi; essere ascoltati; ascoltare. Vediamoli insieme.
In questo video illustro:
- come la paziente debba ascoltarsi con attenzione per capire, a partire dalla propria esperienza soggettiva, che cosa scatena il dolore, cosa lo peggiora, cosa lo attenua, e cosa lo silenzia: tutti elementi fondamentali da portare poi in consultazione;
- l’importanza di rivolgersi a medici competenti e disponibili a un ascolto rispettoso e concentrato, sia in fase di anamnesi personale e familiare che durante la visita obiettiva, per giungere a una diagnosi clinica da confermare poi con gli eventuali esami di merito (e non viceversa, come accade spesso) e infine alla terapia, che può essere farmacologica, chirurgica, riabilitativa;
- come infine sia importante che anche la paziente ascolti il medico, rispettandone la competenza contro ogni sirena di social, aderendo con costanza alle terapie farmacologiche proposte e modificando, laddove indicato, i propri stili di vita;
- come l’ascolto reciproco resti fondamentale anche dopo la prima visita, perché i feedback della paziente possono aiutare il medico a riconsiderare ed eventualmente correggere la terapia, qualora questa non dia i risultati attesi.

Realizzazione tecnica di Monica Sansone

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