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Stupro, assassinio del corpo, dell'anima e della vita

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Stupro, assassinio del corpo, dell'anima e della vita

Stupro, assassinio del corpo, dell'anima e della vita

21/02/2009

Intervista alla Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

A cura di Roberta Lupi e Valeria Colangelo (Radio Radio)

Sintesi dell'intervista e punti chiave

La violenza sessuale su donne di ogni età, e persino bambine indifese, riempie sempre più di frequente le prime pagine dei giornali. Eppure, nel nostro Paese, solo il 4-7% delle donne violentate denuncia l’accaduto: le altre preferiscono tacere, per vergogna, certo, ma anche per paura di ulteriori violenze e ritorsioni da parte di delinquenti che il nostro Stato troppo spesso si affretta a rimettere in libertà per cavilli procedurali, o in nome di un non meglio definito principio di “riabilitazione”. Va invece detto con chiarezza che lo stupro è un assassinio del corpo, dell’anima, del futuro, della felicità, perché i suoi effetti non si limitano allo choc del momento – già devastante e purtroppo non di rado banalizzato – ma si estendono al rischio di danni irreversibili per la salute e l’equilibrio psicofisico della vittima, che per tanto può arrivare al suicidio, anche mesi o anni dopo l’accaduto.
Che cosa prova e che cosa rischia una donna violentata nel corpo e nell’anima? Quali fattori muovono gli stupratori alle loro efferate azioni? Quale dovrebbe essere la risposta di uno Stato moderno e civile, e di una giustizia davvero giusta ed efficace? Che cos’è la “castrazione chimica”, di cui tanto si parla? E’ efficace come molti sostengono?
In questa intervista illustriamo:
- che cosa prova la donna durante lo stupro: una drammatica angoscia di morte (indotta dalla subitaneità e violenza dell’attacco) e uno spaventoso dolore fisico, spesso determinato anche da lacerazioni, emorragie interne, percosse;
- tutti i rischi a breve e medio-lungo termine che derivano a cascata dall’abuso: gravidanze indesiderate; malattie sessualmente trasmesse a diverso tempo di latenza e di variabile pericolosità (dalla gonorrea all’AIDS e alla sifilide); sterilità da Chlamydia; lesioni pretumorali o francamente tumorali da ceppi maligni di HPV;
- come il rischio di gravidanza non sia sempre fronteggiato tempestivamente con la contraccezione di emergenza, il che espone la donna all’ulteriore trauma di un aborto, o di una maternità segnata dal dolore e dall’orrore;
- come il rivivere più e più volte l’incubo subìto segni indelebilmente il substrato neurobiologico della vittima, ponendo le basi per uno stato di perturbazione psicofisica cronica nota come “sindrome post traumatica da stress”;
- la possibilità che la donna accusi prima o poi disturbi del desiderio o dell’eccitazione, e una crescente difficoltà ad abbandonarsi ancora all’intimità con un uomo, sino a sviluppare una vera e propria avversione sessuale;
- come anche il compagno della donna violata, dopo un primo momento di solidarietà, possa alla lunga manifestare atteggiamenti di svalutazione, rifiuto e persino aggressività fisica;
- le motivazioni alla violenza sessuale di due categorie di stupratori: gli immigrati e i minorenni;
- che cos’è la castrazione chimica, e perché non sempre è sufficiente a scongiurare il pericolo di violenza;
- la necessità che lo Stato italiano ritrovi la via della giustizia vera, e abbandoni quella del garantismo a senso unico, mostrandosi capace di difendere i più deboli (le donne, ma anche i bambini, gli anziani e, in molti casi, gli immigrati stessi), e riaffermando il principio della certezza della pena, anche come baluardo contro la diffusione di forme più o meno estreme di giustizia personale;
- l’importanza che tutte le persone oneste facciano sentire la propria voce contro lo stupro e l’abuso, perché chi tace diventa complice degli assassini.
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