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La luce dopo l'endometriosi, ma con un alto prezzo da pagare

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23/10/2009

Le vostre lettere alla nostra redazione

L’endometriosi mi è stata diagnosticata nel 2005, dopo anni di dolore ad ogni mestruazione. Prima il ginecologo ha provato a darmi degli antinfiammatori, poi mi ha convinta a farmi operare: ha dovuto asportarmi l’ovaio destro, perché era tutto preso dall’endometriosi, e una parte del sinistro. Per un po’ le cose sono andate bene, poi il dolore è ricomparso. Me lo ricordo ancora adesso, come se fosse ieri: ero in montagna con Massimo, il mio fidanzato, mi sono venute le mestruazioni e con orrore ho iniziato a sentire male come quattro mesi prima. Potete immaginare il mio sconforto, e la sensazione di avere fatto tutto per niente.
Ho cambiato ginecologo, ormai quello di prima non mi ispirava più fiducia. Il nuovo medico mi propose di bloccare il ciclo per qualche mese, con una terapia contraccettiva in continua; la cosa ha funzionato, ma al termine della cura il dolore è ripartito come prima, e forse anche peggio di prima. Il dottore mi diede degli antibiotici, perché riteneva che il mio male fosse dovuto a un’infiammazione, non al ripresentarsi della malattia. E invece le cose, nelle settimane successive, andarono sempre peggio. Nel frattempo, anche i rapporti intimi erano diventati molto dolorosi, e non capivo perché: se il mio disturbo aveva a che fare con l’endometrio e con le mestruazioni, perché dovevo aver male anche a fare l’amore? Io però su questa cosa non volevo proprio arrendermi: con Massimo (che nel frattempo era diventato mio marito) abbiamo provato in tutti i modi ad avere rapporti normali, ma ad ogni tentativo il dolore si faceva più forte, ero tutta rossa e piena di abrasioni...
Il medico insistette con gli antibiotici, perché secondo lui il male alla penetrazione era provocato da un’infiammazione urinaria. Ma anche questa strada non diede frutti e, d’altra parte, gli esami confermarono ben presto che non c’era nessuna infiammazione in corso nella vescica. In compenso, a causa degli antibiotici, mi era comparsa una violenta candida in vagina, che mi ha dato dei bruciori pazzeschi! L’ho curata, ma restava sempre un bruciore costante e fastidioso sui genitali esterni. Certi giorni facevo fatica anche a stare seduta!
Poi, un anno e mezzo fa, un’amica mi ha parlato di un medico che aveva scritto molti articoli sull’endometriosi e sui disturbi collegati: «Perché non provi?» mi disse. «Forse è la persona giusta per te». Non è che avessi molta voglia di cambiare ancora medico e di sentirmi ancora una volta totalmente incompresa nel mio male, ma la forza della disperazione ebbe la meglio e presi un appuntamento. Mi resi conto solo dopo di avere finalmente fatto la scelta giusta, quella che mi avrebbe cambiato la vita.
Sin dalla prima visita questo medico mi confermò la diagnosi di endometriosi, ma aggiunse che avevo anche una forte vestibolite vulvare, ossia un’infiammazione ai genitali esterni: i miei muscoli pelvici, dopo anni di dolore, erano contratti e rigidi come marmo, e i maldestri tentativi di penetrazione in quelle condizioni impossibili avevano provocato gravi abrasioni su tutta la vulva. La candidosi aveva fatto il resto, peggiorando l’infiammazione. Ecco perché avevo male anche quando cercavo di avere rapporti!
Dalla diagnosi finalmente completa alla terapia il passo è stato breve: per l’endometriosi mi ha consigliato di andare avanti con la terapia contraccettiva, questa volta non per pochi mesi, ma sino a quando non vorremo un figlio, per il quale sarà molto probabilmente necessaria la fecondazione assistita. Anche se le probabilità sono poche, perché l’endometriosi ha fatto tanti danni a tutto il mio apparato genitale e specialmente alle ovaie. La dottoressa mi ha infatti spiegato che, data la rimozione di buona parte del tessuto delle ovaie, è probabile anche una menopausa precoce. Mi ha consigliato di salvare gli ovociti rimasti, se non possiamo cercare figli subito: ci stiamo pensando, perché dopo questi anni infernali non me la sento di cominciare subito lo stress della fecondazione assistita (lo ha fatto una coppia di amici e sono diventati matti, tra esami e frustrazioni per tanti fallimenti). E comunque mi ha consigliato di continuare sempre la terapia contraccettiva anche dopo un’eventuale gravidanza, finché non andrò in menopausa, perché l’endometriosi è una malattia cronica, per la quale non esiste ancora una cura risolutiva. La cosa mi è molto spiaciuta, perché Massimo e io desideravamo tanto un bimbo in modo naturale... Ma d’altronde con quel dolore non potevo più vivere e così ho accettato, sia pure a malincuore, di ricominciare la terapia. Per la vestibolite invece mi ha prescritto un antinfiammatorio locale, mi ha insegnato una tecnica per rilassare i muscoli della vagina e mi ha raccomandato di evitare assolutamente i cibi dolci e lievitati, perché favoriscono le infiammazioni. Questa terapia ha dato quasi subito dei buoni frutti: adesso ho molto meno male, e presto io e mio marito potremo avere di nuovo rapporti.
Grazie a questo medico splendido, dunque, la nostra vita sta ripartendo, anche se con molte cicatrici, sia per il dolore ingiustamente subìto per anni a causa di diagnosi non accurate e terapie non appropriate, sia per la rinuncia che, alla fine, abbiamo dovuto fare riguardo al desiderio di mettere al mondo un figlio in modo spontaneo. Non una storia banalmente a lieto fine, dunque, anche se è una storia al termine della quale stiamo effettivamente tornando a vedere la luce. Anche per questo ho voluto scrivere la mia testimonianza, perché altre donne possano arrivare prima alle cure necessarie, senza dover rinunciare alla serenità di una vita normale e al grande, splendido sogno di diventare madri in modo naturale, facendo l’amore.
Lorenza G.
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