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Tamoxifene e ospemifene: una staffetta di farmaci per proteggere il seno dopo un tumore

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«Ho 50 anni, e sono stata operata di carcinoma duttale in situ alla mammella. Ho fatto quindici sedute di radioterapia e ora devo assumere il tamoxifene per cinque anni. Poiché soffro di secchezza vaginale, il mio ginecologo mi ha consigliato l’ospemifene. L’oncologo invece mi ha detto che sarebbe opportuno evitarlo, perché potrebbe essere assorbito e avere effetti stimolanti che invece cerchiamo di evitare. Come è possibile che ginecologo e oncologo abbiano visioni così diverse? Grazie mille per il suo prezioso consiglio».

Tamoxifene e ospemifene: una staffetta di farmaci per proteggere il seno dopo un tumore

09/06/2023

Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

La risposta in sintesi

Gentile amica, ha ragione il suo ginecologo: ma per iniziare l’ospemifene deve prima attendere di finire la terapia con il tamoxifene, che insieme alla radioterapia breve di 15 cicli, la stessa che ha fatto lei, è il trattamento adiuvante (ossia successivo alla chirurgia, che in genere è l’atto di cura principale) previsto per i tumori della mammella “in situ”, ossia non ancora invasivi.
In questo video illustro:
- come il tamoxifene sia un SERM (selective estrogen receptor modulator), ossia una molecola non ormonale in grado di fissarsi sui recettori estrogenici delle cellule della mammella proteggendole dall’azione proliferativa degli estrogeni;
- come tuttavia, nel lungo termine, il tamoxifene tenda ad avere un effetto proliferativo sull’utero, con un incremento del rischio di iperplasie e neoplasie a carico dell’endometrio;
- la conseguente opportunità, dopo i cinque anni di tamoxifene (e solo dopo), di continuare a proteggere la mammella con l’ospemifene, che è un altro SERM che sul seno agisce in modo del tutto simile, anche se un po’ meno efficace, ma che in più non ha effetti proliferativi sull’endometrio, favorisce la lubrificazione vaginale e migliora il trofismo di altri organi e distretti, come l’uretra (prevenendo cistiti e incontinenza), il vestibolo vaginale (attenuando il bruciore e il dolore alla penetrazione) e persino, secondo studi recenti e solidissimi, le ossa e il cervello;
- come in questo modo la “staffetta” tra i due farmaci ponga le basi, dopo l’esperienza del cancro, per un serio progetto di longevità in salute, a patto che i medici ne conoscano le diverse caratteristiche e che – lo ripeto ancora una volta – l’ospemifene entri in campo solo quando le terapie adiuvanti maggiori siano state completate.

Realizzazione tecnica di Monica Sansone

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