Il tema è tuttora controverso, nonostante il fatto che i dati raccolti sino ad oggi attestino l’efficacia della terapia ormonale quando iniziata subito dopo la menopausa e con una formulazione a base di 17β-estradiolo anziché di estrogeni equini coniugati. In particolare , non è chiaro quali speficiche popolazioni di donne possano trarre effettivo beneficio dalla terapia.
Lo studio è stato condotto su donne di età compresa fra i 49 e i 69 anni, e ad alto rischio di demenza di Alzheimer: tutte avevano assunto la terapia ormonale per almeno un anno, e la maggior parte di esse l’avevano iniziata immediatamente dopo la menopausa. Come prima cosa è stato condotto un test sulle loro capacità cognitive. Dopo di che, le donne sono state divise in due gruppi randomizzati: il primo ha continuato la terapia ormonale, mentre il secondo l’ha interrotta. La verifica delle capacità cognitive è stato ripetuto due anni dopo.
Questi, in sintesi, i risultati della sperimentazione e del test finale:
- le donne che hanno proseguito la terapia hanno prestazioni cognitive migliori nei campi della memoria verbale, dell’attenzione, della memoria di lavoro e della velocità di ragionamento;
- le donne che hanno usato il 17β-estradiolo, sia che abbiano continuato la terapia sia che l’abbiano interrotta, hanno una memoria verbale migliore di quelle che hanno assunto estrogeni equini coniugati;
- tutte le figlie di donne ammalate di Alzheimer hanno avuto un declino della memoria verbale: tuttavia quelle che hanno continuato la terapia ormonale sostitutiva hanno accusato un declino meno grave delle altre;
- le donne senza familiarità di primo grado per l’Alzheimer, e che hanno continuato la terapia, hanno migliorato la propria memoria verbale, mentre quelle che l’hanno interrotta sono peggiorate.
Questo importante studio conferma quindi come la terapia ormonale sostitutiva, soprattutto se a base di 17β-estradiolo e iniziata tempestivamente dopo la menopausa, protegga le funzioni cognitive delle donne ad alto rischio di demenza di Alzheimer.