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Corso su "Vulvodinia: semeiotica differenziale del dolore vulvare e delle comorbilità associate" - Obiettivi di apprendimento

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27/09/2010

Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

Corso organizzato dalla Fondazione Alessandra Graziottin per la cura del dolore nella donna

Dal 14 al 17 novembre 2010 si terrà a Milano l’86° Congresso Nazionale della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), di cui la professoressa Alessandra Graziottin è co-presidente.
In sinergia con SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) e AOGOI (Associazione degli Ostetrici e dei Ginecologi Ospedalieri Italiani) prosegue la pubblicazione anche su questo sito degli obiettivi di apprendimento delle letture della professoressa Graziottin e di altri relatori, dei corsi e delle sessioni congressuali.

Premessa

La vulvodinia indica il dolore costante o intermittente, riferito alla regione vulvare, di durata superiore ai tre o ai sei mesi, a seconda delle definizioni. Il termine include condizioni molto diverse. Interessa il 10-15% delle donne: è quindi rilevante per la salute della donna, ed è indispensabile conoscerla nella pratica clinica ginecologica.
La vulvodinia può essere spontanea, oppure provocata/peggiorata dal rapporto sessuale, dalla visita ginecologica ma anche da alcuni tipi di abbigliamento o di igiene intima.
Può essere localizzata:
1. al vestibolo vaginale: la causa più frequente di vulvodinia è una condizione infiammatoria del vestibolo vaginale, nota come “vestibolite vulvare”;
2. al clitoride: si parla di clitoralgia;
3. a zone più limitate e asimmetriche delle grandi e piccole labbra, specie se il dolore vulvare è acquisito e secondario a episiotomia, o altri interventi (per esempio, laser vulvare); la vulvodinia può avere allora una componente infiammatoria e neurogena monolaterale.
La vulvodinia riconosce fattori predisponenti, fattori precipitanti e fattori di mantenimento. I fattori predisponenti includono le infezioni vaginali recidivanti da Candida, nonché tutte le altre condizioni infiammatorie (infettive e non) del vestibolo vulvare; l’ipertono del muscolo elevatore, che può essere “miogeno”, ossia espressione di un alterato tono di base congenito, o acquisito in risposta a un’infiammazione vestibolare cronica e/o a dolore, oppure associato a fobia del coito (in tal caso tipico della condizione nota come vaginismo): tutti questi fattori predispongono innanzitutto alla vestibolite vulvare. Tra i fattori predisponenti vi possono essere anche condizioni di patologia cutanea vulvare quali il lichen sclerosus.
Tra i fattori precipitanti, il più frequente e rilevante è il rapporto sessuale: quando causa dolore, si parla di dispareunia. Sono inoltre rilevanti i fattori iatrogeni, tra cui l’episiotomia/rrafia, il laser vulvare, alcuni trattamenti farmacologici vulvari, la radioterapia genitale, vescicale o anale.
Tra i fattori di mantenimento, il più frequente è purtroppo l’omissione diagnostica, cui seguono l’inadeguatezza delle misure terapeutiche, quando non siano etiologicamente mirate, e la non compliance e non aderenza al trattamento, farmacologico, riabilitativo e/o relativo alla modificazione degli stili di vita.

Obiettivi di apprendimento

Questo corso si focalizza sulla semeiotica differenziale della vulvodinìa e delle comorbilità associate. Alla fine del corso i discenti dovrebbero aver acquisito:
- le caratteristiche etiologiche e fisiopatologiche della vulvodinia e della vestibolite vulvare, la condizione ad essa più frequentemente associata;
 - la semeiologia essenziale (anamnesi ed esame obiettivo) per imparare a riconoscere sintomi e segni peculiari che orientano la diagnosi e la terapia di primo livello. La precocità della diagnosi aumenta la probabilità di terapie risolutive e riduce il rischio di progressione a dolore neuropatico e a gravi comorbilità associate;
- la semeiologia delle comorbilità sessuali (dispareunia e vaginismo); vescicali (sindrome della vescica dolorosa, cistiti post-coitali); intestinali (sindrome del colon irritabile, stipsi ostruttiva, intolleranze e allergie alimentari); neurologiche (sindromi compressive del pudendo); fisiatriche (iperattività del muscolo elevatore); psicodinamiche (ansia, depressione, esiti di abuso). Tale semiologia è essenziale per la diagnosi e una terapia multimodale fisiopatologicamente orientata, basata sull’evidenza clinica e scientifica.

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