Morgen, come annota il musicologo Cesare Orselli, «è il sereno guardare al domani degli amanti». Ma il testo completo del Lied (scritto da John Henry Mackay) può suggerire un ottimismo di fondo che va la di là del sereno futuro di una coppia di sposi, e getta una luce di speranza sul “domani” a chiunque sappia trovare uno sguardo positivo sul mondo e sulla vita, soprattutto nel primo e nell’ultimo verso. Vi proponiamo il Lied e la traduzione tratta dal programma di un Concerto dell’Accademia di Santa Cecilia:
Und morgen wird die Sonne wieder scheinen
und auf dem Wege, den ich gehen werde,
wird uns, die Glücklichen sie wieder einen
inmitten dieser sonnen atmenden Erde…
und zu dem Strand, dem weiten, wogenblauen,
werden wir still und langsam niedersteigen,
stumm werden wir uns in die Augen schauen,
und auf uns sinkt des Glückes stummes Schweigen.
E domani splenderà di nuovo il sole
e sulla via che io percorrerò esso ci riunirà di nuovo, noi felici,
Su questa terra che respira il sole,
e sulla larga, spiaggia dalle onde azzurre
noi tranquilli adagio discenderemo,
muti noi ci guarderemo negli occhi
e su di noi scenderà della felicità il muto silenzio.
Dopo l’assolo di violino che canta il tema melodico del soprano, una soluzione scelta da Strauss nel trascrivere per orchestra il Lied, che nella scrittura donata a Pauline era per voce e pianoforte, la Norman restituisce – invertendo idealmente il dono di nozze, dalla donna all’uomo (se preferite la versione maschile c’è quella di Fischer-Dieskau) – il senso di soffusa fiducia nei giorni che verranno, tenendo sempre in pianissimo la voce per non disturbare il dono intimissimo voluto da Strauss, la delicatezza di un momento confidenziale, sino al punto finale in cui scende “della felicità il muto silenzio”.
Jessye Norman è stata una delle poche cantanti nere (un’altra è Leontyne Price, ancora vivente, novantaduenne) a diventare una stella a livello mondiale nel mondo dell’opera (soprattutto wagneriana, sua la lettura in assoluto più intensa del Liebestod nel Tristano, il lamento della morte di Isotta, considerato più formidabile anche della Callas) e della musica classica-cameristica intesa come l’immenso repertorio liederistico dell’Ottocento, a differenza di tante interpreti di colore rese celebri dal jazz e dal rhythm and blues, anche se non ha disdegnato incursioni nelle sofisticate orchestrazioni di Duke Ellington.
Nata in una famiglia della classe media, in Georgia, nel 1945, la Norman è cresciuta nel bel mezzo del movimento per i diritti civili e ha beneficiato delle nuove opportunità che quelle battaglie, anche a livello culturale a artistico, hanno aperto alle donne di colore. Ha cantato in occasione dei festeggiamenti per il secondo mandato di due presidenti degli Stati Uniti, Ronald Reagan e Bill Clinton, nonché alle celebrazioni per il sessantesimo compleanno della regina Elisabetta. Nel 1989, la Francia le ha concesso l'onore supremo di cantare “La Marsigliese” alle celebrazioni in occasione del bicentenario della Rivoluzione Francese.
Per i critici che frequentano i teatri d’opera di tutto il mondo era il più glorioso soprano su larga scala dell’epoca, la cui abilità artistica rivaleggiava con le leggende del passato come Kirsten Flagstad e Christa Ludwig, oppure Elisabeth Schwarzkopf, con la quale potete godervi il confronto in un cd meraviglioso della Emi Classics, in cui il soprano tedesco canta, oltre agli “Ultimi quattro lieder” di Strauss, anche Morgen, diretta da George Szell alla testa della London Symphony Orchestra. Nel teatro dell’opera ha tenuto notevoli spettacoli nell’Alceste di Gluck, nell’Ariadne auf Naxos di Strauss e nel Tannhäuser di Wagner. Come recital liederistici, sia con il pianoforte sia con ampi accompagnamenti strumentali, oltre a Richard Strauss e Wagner, la Norman sentiva un'affinità particolare con le melodie francesi.
La sua era una voce calda e profonda nel timbro, duttile, maestosa nel fraseggio. Perfetta per i grandi cicli romantici orchestrali, dove il Lied, e questo Morgen che vi proponiamo ne è un esempio, si sintonizza con le emozioni più intense dell’anima, scava in profondità, induce a raccogliersi per ritrovare se stessi. Come scrive Thomas Mann nel romanzo “La montagna magica”, attraverso il personaggio di Hans Castorp, «il Lied è la canzone della nostalgia, appartiene a una zona di sentimenti che difficilmente si lasciano dire, promette una nuova parola magica, che dovrebbe schiudere l’enigma del mondo, ma che le labbra non riescono a pronunciare».
Buon ascolto.
Per approfondire l’ascolto
Lieder
Jessye Norman, soprano; Geoffrey Parsons, pianoforte (Philips, disponibile anche su Apple Music e Google Play Music)
2) Richard Strauss
Morgen – Vier Letzte Lieder
Jessye Norman, soprano; Gewandhausorchester; Kurt Masur, direttore (Philips, disponibile anche su Apple Music e Google Play Music)
3) Richard Wagner
Tristan und Isolde – Isolde Liebestod
Jessye Norman, soprano; London Symphony Orchestra; Sir Colin Davis, direttore (Philips, disponibile anche su Apple Music e Google Play Music)