Dunque, dopo avere proposto una volta appena, due anni fa, la Sonata No. 8 Op. 13, universalmente conosciuta come “Patetica”, torniamo a un altro capolavoro per pianoforte di Beethoven, porgendolo alla vostra curiosità come un ascolto estivo, magari serale, persino notturno, solitario, adatto a un momento di introspezione, di meditazione serena, sperando che vi sia come sempre di conforto, di consolazione. Un bel video del pianista russo-tedesco Igor Levit, trasmesso dal canale culturale della BBC, è l’occasione per gustare la Sonata No.17, op. 31 n. 2, in particolare il suo movimento centrale, l’Adagio grazioso. Nei meandri dei suoi accordi iniziali, di questa melodia lenta e profondissima, c’è tutto il mondo interiore di Beethoven che va assaporato al di là dei soliti luoghi comuni sulla forza musicale del Titano.
Infatti, sono già iniziate le speculazioni musicologiche intorno al 250° anniversario dalla nascita di Beethoven, che è venuto alla luce a Bonn nel 1770: celebrazioni che dureranno tutto il prossimo anno e vedranno l’apice nel dicembre 2020. Ma si inizia a ragionare già adesso intorno alla sua figura, alla sua musica, alla sua reale personalità. Lo fa, per esempio, il pianista e musicologo Luca Ciammarughi che in sintesi (l’articolo completo uscirà a settembre sul mensile Suonare News) invita tutti, musicisti e ascoltatori, a ricordarsi anche di un “altro” Beethoven: non solo quello «eroico e rivoluzionario», «virile», ma anche a quello «cantabile e affettuoso», che annota l’avverbio “teneramente” su un passaggio di un’altra Sonata per pianoforte, la No. 27 Op. 90, o «che sembra perdersi in un Nirvana privo di qualsiasi Volontà in alcuni momenti del ciclo di Lieder “An die ferne Geliebte”, o che si scioglie in uno struggente lirismo nel brevissimo movimento della Sonata op. 69 per violoncello e pianoforte». Sembra davvero incredibile, ma dopo 250 anni, nell’immaginario collettivo, anche di tanti artisti, il compositore di Bonn dev’essere ancora pienamente compreso.
Come abbiamo già avuto modo di ricordare nella puntata sulla Patetica, sino al 1805 Beethoven non ha praticamente mai smesso di scrivere Sonate: in poco più di un decennio ne ha composte e pubblicate 23 su 32. Alcune sono immediatamente celebri: l’Op. 13, le due Sonate “quasi una fantasia”, la Waldstein, l’Appassionata. Tra queste c’è anche l'Op. 31 n. 2 (è necessaria la precisazione di “n. 2” perché sono tre le Sonate per pianoforte che Beethoven pubblica come Op. 31, ma è la seconda che domina le scene musicali già al tempo dell’autore). Ed è interessante fermarsi a riflettere sul discorso di Ciammarughi ascoltando in particolare il secondo movimento di questa seconda Sonata dell’Op. 31, dove il discorso musicale sembra dominato dalla tenerezza e da un insistente scavo interiore, che allontana, come scrive il musicista e critico, «quell’immagine falsamente iper-viriloide che ha largamente oscurato gli aspetti teneri e affettuosi della musica di Beethoven».
La Sonata No. 17 Op. 31 n. 2 in Italia fu in passato detta “La Tragica”, anche se la sua denominazione più nota è “La Tempesta”, perché Beethoven stesso, sollecitato in quell’anno, il 1802, a dare un significato (e un senso) alla sua ultima Sonata, avrebbe risposto: «Leggete la Tempesta di Shakespeare». Lo studioso del pianoforte Piero Rattalino definisce l’Adagio grazioso «un’alta e serena preghiera». Il musicologo Mauro Mariani ne dà una lettura ancora più dettagliata: l’Adagio, che nonostante la sua “tragicità” ha una luminosa tonalità di Si bemolle maggiore (la tonalità di altri importanti capolavori musicali, colti e non solo, come il sesto Concerto Brandeburghese di Bach, o la Bohemian Rhapsody dei Queen, e persino dell’Inno di Mameli), «offre un pressoché totale contrasto col tormentato movimento iniziale, l’Allegro vivace: ha il tono raccolto d'una meditazione dolce e nobile, sostanzialmente serena, ma a tratti minata dal senso di minacciosa inquietudine».
Va ascoltato con il pensiero a un uomo eroico ma insieme sensibile, che forse già avverte una parabola umana, spezzata dalla sordità, assai amara nonostante un ampio riconoscimento musicale. Dieci anno dopo questa Sonata Beethoven, già a Vienna, scrive in una lettera alla contessa Maria Eleonora Fuchs: «Mi dispiace moltissimo di non poter accettare il Suo invito [...] La mia testa cerca instancabilmente di migliorare la mia povera condizione [...] Di un uomo tutto rinchiuso in se stesso, con il cuore pieno di ferite, la società non sa che farsene».
Buon ascolto.
Per approfondire l'ascolto
Complete Piano Sonatas & Concertos
Alfred Brendel, pianoforte (Decca, disponibile anche su Apple Music e Google Play Music)
2) Ludwig Van Beethoven
The Piano Sonatas
Wilhelm Backhaus, pianoforte (Decca, disponibile anche su Apple Music e Google Play Music)
3) Ludwig Van Beethoven
Patetica; Chiaro di luna; Appassionata
Glenn Gould, pianoforte (Sony, disponibile anche su Apple Music e Google Play Music)