Ascoltiamoli entrambi, allora. Non potevamo che celebrare insieme – in un concerto con la musica di Beethoven suonata da Michelangeli – la memoria di questi due geni della musica: entrambi geni, seppure sulle sponde diverse ma complementari della composizione e dell’interpretazione, dove la prima ha bisogno dell’altra per essere decodificata e arrivare al nostro orecchio e alla nostra anima. Tra le varie proposte disponibili su YouTube abbiamo scelto il Terzo Concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven, una pagina che vi avevamo già presentato tre anni fa nella lettura di Maurizio Pollini, ma questa volta l’invito è quello di gustarvi, nell’occasione della doppia ricorrenza storica, la sacralità dell’approccio di Michelangeli, diretto qui proprio da Carlo Maria Giulini sul podio dei Wiener Symphoniker. Certamente, come suggerisce il didatta e storico Piero Rattalino, sono forse altri gli ascolti “iconografici” di Michelangeli, come il Concerto in Sol di Ravel, il Quarto di Rachmaninov, la Ballata No. 1 di Chopin, i Prèludes di Debussy, oppure la Sonata di Baldassarre Galuppi, dove il pianista bresciano, spiega Rattalino, «ha un timbro che non sembra un pianoforte, sembra uno strumento inventato da lui, un suono che non esiste». Ma proprio i tre Concerti beethoveniani più celebri – il Primo, il Terzo e il Quinto, detto “L’Imperatore” – diretti da Giulini sono un esempio luminoso del rapporto di creazione-interpretazione fra Michelangeli e Beethoven, oggetto di incisioni per la Deutsche Grammophon entrate nella storia della discografia classica.
Del Concerto No. 3 per pianoforte e orchestra in do minore, Op. 37, abbiamo già detto: «Uno stato perenne di meraviglia e serenità». E così rimane ancora oggi questa pagina, considerata il primo pezzo per strumento solista e orchestra che reca inconfondibili le tracce del genio beethoveniano: «Ancora una volta la tonalità di do minore serve a Beethoven per scolpire uno dei suoi temi più plastici e incisivi: è la prima idea del Concerto che dà a tutto il pezzo un respiro veramente sinfonico, opponendosi più avanti a un soave tema cantabile... Il pianoforte acquista il ruolo di solista in vigorosa dialettica con la massa orchestrale, si definisce nella sua personalità di strumento inteso già quasi in senso romantico, capace di palpitanti voli lirici e drammatici» (Giacomo Manzoni, Guida all'ascolto della musica sinfonica, Feltrinelli).
Non servono altre parole per tratteggiare le emozioni che la musica di Beethoven offre a piene mani attraverso l’arte pianistica di Arturo Benedetti Michelangeli. Nel momento dell’entrata in sala a Vienna lo vediamo anche sorridere, e non sembra per nulla “antipatico”: un istante di leggerezza e semplicità, come uno di noi. Ma è un attimo, poi inizia il dialogo intimo con Beethoven. Sono belli i commenti, anche puntuali, di chi non si è perso questo gioiello: «Per 43 minuti il mondo com'è si fa da parte, lasciando il posto alla grazia assoluta e a quanto di meglio c'è nell’uomo». E ancora: «Sovrumano Michelangeli... per controllo, precisione, chiarezza, tecnica dei trilli, nitidezza delle voci, il tutto ammantato da un distacco olimpico».
Buon ascolto e buon anno!
Per approfondire l’ascolto
Piano Concertos 1 & 3
Arturo Benedetti Michelangeli, pianoforte; Wiener Symphoniker; Carlo Maria Giulini, direttore (Deutsche Grammophon, disponibile anche su Apple Music e Google Play Music)
2) Ludwig Van Beethoven
The Art of Arturo Benedetti Michelangeli (Vol. 1)
Orchestra della Radiotelevisione Francese; Sergiu Celibidache, direttore (Ermitage, disponibile anche su Apple Music e Google Play Music)
3) Ludwig Van Beethoven
The Art of Arturo Benedetti Michelangeli (Vol. 2)
(Ermitage, disponibile anche su Apple Music e Google Play Music)