Vulvodinia: etiopatogenesi e approccio terapeutico – Prima parte
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25/05/2009
Luciano Mariani - UOC Ginecologia Oncologica, Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, Roma
Filippo Murina - Servizio di Patologia Vulvare, Ospedale V. Buzzi - Milano
La vulvodinia può essere definita come una sindrome eterogenea, multifattoriale, multi sistemica, caratterizzata da persistente dolore vulvare senza alcuna causa apparente. Essa rappresenta, in altri termini, il risultato di una disregolazione dei meccanismi deputati alla percezione del dolore ascrivibile al dolore neuropatico, ma in cui sono fortemente presenti processi di somatizzazione, cioè la tendenza ad esprimere e a comunicare disagi psicologici attraverso sintomi somatici. Pertanto, si tratta di una sindrome algica sostenuta da processi somatosensoriali alterati che innesca, come in una spirale perversa, un processo biomolecolare di auto-mantenimento. La complessità di questa visione etiopatogenetica impone un approccio multimodale, a sua volta frutto dell’integrazione di due prospettive interpretative: quella “oggettiva” del ginecologo (che indaga la fenomenologia e la neuro-fisio-patologia del dolore) e quella “soggettiva” dello psicologo (che investiga sulle alterazioni psicosomatiche della percezione del dolore). In questa prima parte del lavoro, dopo una breve introduzione, offriremo: - un inquadramento e un percorso terminologico sulla vulvodinia; - un'analisi delle sue manifestazioni cliniche. Nelle prossime due parti illustreremo: - l'etiopatogenesi della malattia; - i principi di valutazione diagnostica; - le linee terapeutiche.
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ATTENZIONE: Ogni terapia va individualizzata e monitorata in ciascuna paziente dal medico specialista esperto nel campo. Queste schede informative non possono in alcun modo sostituirsi al rapporto medico-paziente, né essere utilizzate senza esplicito parere medico
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