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Depressione post partum: i rischi per la mamma e per il bambino

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Depressione post partum: i rischi per la mamma e per il bambino

Depressione post partum: i rischi per la mamma e per il bambino

26/07/2008

Intervista alla Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

A cura di Roberta Lupi (Radio Radio)

Sintesi dell'intervista e punti chiave

La depressione puerperale interessa il 10-15 per cento delle mamme, con ripercussioni potenzialmente importanti anche per il bambino. L’incidenza è ancora più seria fra le giovani al di sotto dei 20 anni, colpite da disturbi dell’umore di rilevanza psichiatrica nel 46-48 per cento dei casi. Se ne è parlato anche in un recente convegno organizzato a Roma dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), significativamente intitolato “Non lasciamole sole” e volto a sensibilizzare medici e popolazione su questo drammatico e spesso trascurato problema. Quali sono i disturbi specifici di cui può soffrire la donna? Quali conseguenze possono avere per la salute e la serenità del bambino? Che cosa possono fare i familiari e gli amici per cogliere le prime avvisaglie di disagio e rivolgersi tempestivamente al medico di fiducia?
In questa intervista illustriamo:
- i tre gruppi in cui vengono classificate le alterazioni dell’umore in puerperio: disturbi lievi (“maternal blues”, “baby blues”, o “lacrime del latte”); disturbi di media gravità (depressione puerperale); disturbi gravi (psicosi puerperale, presente per fortuna solo nello 0,1-1,2% dei parti totali);
- come la caduta dei livelli di estrogeni successiva al parto possa dare un contributo decisivo all’insorgere del problema;
- la durata come importante elemento discriminante per distinguere le innocue (e assai diffuse) lacrime del latte dalla più impegnativa e pericolosa depressione puerperale;
- le conseguenze emotive, comportamentali, cognitive e fisiche che la depressione della mamma può produrre sul bambino;
- alcune semplici domande che ogni familiare o persona amica può fare per capire se la donna è depressa;
- l’importanza di rivolgersi senza indugio al ginecologo o allo psichiatra, per una diagnosi differenziale corretta e la terapia più appropriata, anche a livello farmacologico;
- il ruolo fondamentale della famiglia nell’aiutare la donna a prendersi cura del piccolo e affrontare con serenità il cammino di guarigione.

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