I dati che ci riferisce, va detto con chiarezza, lasciano poco spazio alla speranza. Comunque le consigliamo di eseguire, se non già effettuati, i dosaggi ematici dell’ormone antimulleriano e dell’inibina B, indicatori dell’attività ovarica residua, così da sfruttare al meglio la sua eventuale finestra di fertilità residua. Risulta infatti possibile, in caso di quadro ormonale ancora soddisfacente, ricorrere alla crioconservazione ovocitaria presso centri specializzati.
E’ nota ormai l’associazione tra celiachia e POF. La celiachia è una malattia autoimmune scatenata da un’intolleranza permanente alla gliadina, una sostanza contenuta nel glutine dei cereali. Tale alterazione del sistema immunitario facilita la comparsa di autoanticorpi diretti verso molteplici organi, tra cui l’ovaio, con conseguente distruzione anticipata e irreversibile della riserva ovarica (il numero di follicoli ovarici è fisso e determinato alla nascita, non è possibile rigenerarli). Esistono anche forme borderline di celiachia, definite come “sensibilità al glutine” (gluten sensitivity), in cui vi è assenza di positività agli anticorpi antitransglutaminasi e alla biopsia dei villi (criteri standard per la diagnosi di celiachia). In entrambi i casi, una dieta priva di glutine è essenziale per determinare un sostanziale miglioramento clinico ed evitare la progressione della malattia. Nel suo caso, purtroppo, l’esaurimento ovarico precoce potrebbe essere dovuto proprio a una celiachia non diagnosticata per tempo. Un cordiale saluto.