Guida alla lettura
Xavier Thévenot, sacerdote e teologo, lo spiega con semplicità in questa breve riflessione: Cristo risorto richiama sempre l’attenzione alle piaghe impresse nel suo corpo, un corpo che però è ormai “glorioso”, ossia sottratto al potere della morte. Questa coesistenza di piaghe e di gloria, da un lato, rappresenta con plastica evidenza la vittoria di Cristo sul male, ma sottolinea anche come il male non passi mai senza conseguenze, e come nessuno al mondo possa sperare di non essere in qualche modo trasformato dal dolore, dalla violenza e dall’ingiustizia.
Questa tensione – che Thévenot definisce “gioiosa”, ma non certo distensiva in senso psicologico – è ciò che impedisce di «costruire la propria storia in una folle speranza che potrebbe far dimenticare l’infelicità degli uomini», ma anche di «lasciarsi paralizzare dall’eccesso di male nel mondo». Solo con un atteggiamento di questo tipo, contro ogni illusione e ogni nichilismo, il cristiano (e in ultima analisi ogni persona di cuore) può abitare lo spazio e le relazioni facendosi davvero veicolo di condivisione e amore.
Infatti, questi racconti fanno uso di una sottile dialettica della tragicità e della speranza. Della tragicità: proprio quando i discepoli potrebbero essere pienamente nella gioia, dato che si vedono comparire innanzi Gesù tornato alla vita, ecco che il Risorto attira la loro attenzione sulle sue piaghe, cioè sull’ingiusta violenza di cui è stato vittima. Della speranza: quando i discepoli, alla vista delle terribili tracce della passione, potrebbero sprofondare in un senso di colpa morboso, ecco che l’apparizione del Signore che ha vinto il potere della morte fa loro comprendere che l’esistenza terrena non ha come fine il nulla, ma la vita nella comunione con Dio…
Essere testimoni della resurrezione significa dunque essere guidati all’assunzione di una tensione gioiosa. Quando, animato dal piacere di vivere, rischio di costruire la mia storia in una “folle” speranza che potrebbe farmi dimenticare l’infelicità degli uomini, Cristo mi richiama alla mia responsabilità: «Ricordati del mio corpo torturato a causa del peccato del mondo, e la tua fede in me non ti distolga dalla lotta dell’amore e dal perdono offerto ai tuoi fratelli». Quando al contrario, paralizzato dall’eccesso di male nel mondo, mi lascio andare alla disperazione, Cristo risveglia la mia fede: «Ricordati del mattino di Pasqua, e confida nella mia promessa di cieli nuovi e di una terra nuova». Credo che si tratti davvero di una tensione gioiosa. Il che mi ricorda come la gioia evangelica non si trovi sempre sul versante della distensione psichica.
Biografia
Thévenot amava definire la morale come «ciò a cui gli uomini si obbligano quando vogliono conferire un senso alla propria vita» e come «un insieme di regole e di valori che ci consentono di trovare a poco a poco, e liberamente, cammini di umanizzazione e di felicità».
Teologo di fama internazionale, capace di parlare della morale senza cadere nel moralismo, Thévenot ha contribuito a dimostrare come sia possibile riflettere sulla realtà e assumere decisioni responsabili anche quando il bene e il male sembrano essere inestricabilmente legati.