La review di A. Macciò e C. Madeddu, del Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale Sirai di Carbonia (Sardegna), illustra e discute le più recenti acquisizioni sul ruolo delle molecole infiammatorie nella patogenesi e nella prognosi del cancro ovarico epiteliale, e le implicazioni terapeutiche che ne derivano. Tutte le teorie che tentano di spiegare l’eziologia di questa forma altamente letale di tumore convergono, in misura più o meno marcata, nel sottolineare il ruolo dell’infiammazione – e in particolare del fattore di necrosi tumorale α (TNF-α), dell’interleuchina 1β (IL-1β) e dell’interleuchina 6 (IL-6) – nell’avvio e nella progressione del tumore. Queste molecole possono essere prodotte dal sistema immunitario o dal tumore stesso: oltre a stimolare la crescita delle cellule tumorali, condizionano il quadro clinico complessivo e la prognosi, riducendo la risposta dell’organismo alla chemioterapia e provocando anoressia, alterazioni del metabolismo, anemia, perdita di peso, depressione e stanchezza cronica (fatigue). Gli antagonisti delle citochine possono quindi giocare un ruolo importante nel trattamento del tumore: sembra infatti che la loro azione, inibendo la produzione e l’attività delle citochine, consenta di porre sotto controllo l’angiogenesi tumorale e l’apoptosi cellulare, attenuando la chemioresistenza e migliorando i sintomi sistemici e la prognosi.
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ATTENZIONE: Ogni terapia va individualizzata e monitorata in ciascuna paziente dal medico specialista esperto nel campo. Queste schede informative non possono in alcun modo sostituirsi al rapporto medico-paziente, né essere utilizzate senza esplicito parere medico
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