Guida alla lettura
Dedichiamo la poesia a chi soffre la perdita della persona amata e non trova – nella famiglia, nell’amicizia, nella fede, nella bellezza del mondo – motivo di conforto al proprio dolore.
Dove andremo a passeggio?
E il nostro consueto giretto serale?
E i rammarichi per i capricci dei figli?
Dove trovarti, quando avrò desiderio di te, dei tuoi occhi smeraldi,
quando avrò bisogno delle tue parole?
Dio esige l’impossibile,
Dio ci obbliga a morire.
E che sarà di tutto questo garbuglio di affetto,
di questo furore? Sin d’ora promettimi
di cercarmi nello sterminato paesaggio di sterro e di cenere,
sui legni carichi di mercanzie sepolcrali,
in quel teatro spilorcio, in quel vortice
e magma di larve ahimè tutte uguali,
fra quei lugubri volti. Saprai riconoscermi?
Biografia
Nel 1946 si reca a Praga per specializzarsi in lingua e letteratura ceca: nasce per la città un amore profondo che non lo abbandonerà mai. Dal 1948 al 1952 insegna Filologia Slava e Lingua Ceca a Bologna; dal 1961, sarà docente di Lingua e Letteratura Russa all’università “La Sapienza” di Roma. I suoi scritti sono apprezzati per il taglio innovativo, l’apertura verso ogni manifestazione dell’arte contemporanea e la ricerca delle analogie fra la letteratura e la pittura, la musica, il teatro.
Nel 1949 ritorna a Praga e percepisce, con sgomento, che “lo stalinismo già volpeggia negli arcani casamenti di Kafka”.
Negli anni Cinquanta diventa consulente della casa editrice Einaudi per le letterature slave: curerà le edizioni di molti importanti scrittori, fra i quali Puskin e Dostoevskij. Nel 1960 pubblica il suo primo libro di poesie, “Non un giorno ma adesso”.
Nel 1964, un’improvvisa ricaduta della tubercolosi lo costringe a ricoverarsi per qualche tempo nel sanatorio di Dobris, presso Praga: un’esperienza che segnerà indelebilmente la sua poesia e il suo sguardo sulla vita. Tre anni dopo, nella primavera del 1967, partecipa ai lavori del IV Congresso degli Scrittori Sovietici e scrive articoli severi sul conformismo della cultura di regime.
Nel luglio del ‘68 è a Praga come inviato dell’“Espresso”, dove è testimone – con cronache memorabili – dei tragici eventi dell’invasione sovietica. In “Praga magica”, pubblicato nel 1973, scriverà dolcissime parole di rimpianto e speranza per la città tanto amata: «Non avrà fine la fascinazione, la vita di Praga. Svaniranno in un baratro i persecutori, i monatti. Ed io forse vi ritornerò. Certo che vi ritornerò... Vi porterò i miei nipoti, i miei figli, le donne che ho amato, i miei amici, i miei genitori risorti, tutti i miei morti».
Fra il 1976 e il 1977 escono le sue ultime raccolte poetiche, “Lo splendido violino verde” e “Autunnale barocco”. Nell’aprile del 1978, muore improvvisamente a Roma per un collasso cardiocircolatorio.
Il tema della malattia e della morte ritorna in molte sue liriche: il sanatorio viene rivissuto come un castello surreale, un luogo d’incubo in cui si muovono personaggi grotteschi e disperati. Il senso del dolore, poco per volta, si insinua profondamente nei suoi versi più belli, insieme con un’aspra nostalgia per chi non è più, e la paura dell’oblio.