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Dopo l'aborto spontaneo: gli esami da fare prima di una nuova gravidanza

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09/10/2015

Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica, H. San Raffaele Resnati, Milano
Dott.ssa Dania Gambini
Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia, H. San Raffaele, Milano

“Ho scoperto di essere incinta il 16 luglio. Il 30 luglio ho fatto l’ecografia, il battito c’era, il feto era di 3 millimetri, l’ecografa ha detto che la dimensione era in linea con l’età gestazionale. Ho fatto una visita ginecologica il 18 agosto, la dottoressa ha detto che era tutto a posto. Il giorno dopo, però, ho avuto lievissime perdite. Sono andata al pronto soccorso, sicura che non fosse niente, ma per scrupolo. Il battito era fermo, il feto non era cresciuto, era troppo piccolo. Il 20 agosto ho avuto un aborto spontaneo. Non è stato come una semplice mestruazione molto forte: urlavo dal dolore, sudavo freddo, avevo la nausea, il formicolio alle mani, contrazioni fortissime e ravvicinate. Il bimbo ormai era morto, ero ferita e delusa. Ecco le mie domande: mia sorella ha avuto tre aborti spontanei per trombofilia. Potrei averla anche io? Ho fumato per 15 anni (con una pausa di 4), ho preso psicofarmaci per 5 anni per attacchi d’ansia. Gli psicofarmaci li avevo smessi sei mesi prima di rimanere incinta. Gli esami preconcezionali erano a posto, ero persino dimagrita. Sono rimasta incinta al quarto tentativo: tra quanto potrò riprovarci? Quali sono gli esami da fare per evitare un altro aborto?”.
Gentile amica, l’aborto spontaneo rappresenta una complicanza estremamente frequente della gravidanza con un’incidenza pari al 20%, massima all’ottava settimana. Generalmente la causa rimane sconosciuta; solo in alcuni casi è possibile riconoscere fattori genetici, l’assunzione di farmaci teratogeni, fattori autoimmuni e legati a patologie trombofiliche.
Vista la familiarità, le consigliamo di eseguire lo screening trombofilico completo in aggiunta alla valutazione del quadro immunitario. Controlli anche il valore delle BHCG (devono azzerarsi dopo 3 settimane dall’aborto), dell’ormone antimulleriano e dell’inibina B (marcatori di riserva ovarica). Con l’esito di tali esami si rivolga a un centro di patologia della gravidanza che saprà seguirla al meglio nel suo percorso di ricerca di un figlio. Un cordiale saluto.
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