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Cytokines sing the blues: inflammation and the pathogenesis of depression

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06/12/2012

Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Raison CL, Capuron L, Miller AH.
Cytokines sing the blues: inflammation and the pathogenesis of depression
Trends Immunol. 2006 Jan; 27 (1): 24-31
Nonostante risalga al 2006, la review di C. L. Raison e collaboratori, del Dipartimento di Psichiatria e Scienze Comportamentali della Emory University School of Medicine ad Atlanta, USA, costituisce tuttora una tappa fondamentale nello studio delle relazioni tra infiammazione e depressione.
Gli autori ricordano innanzitutto come la ricerca condotta nei 15 anni precedenti – a partire quindi dall’inizio degli anni Novanta – abbia portato a un drastico mutamento di paradigma: mentre i primissimi studi sulla patogenesi della depressione postulavano un ruolo dell’immunosoppressione, le evidenze successive hanno invece chiarito come tale ruolo spetti all’iperattivazione delle risposte immunitarie innate di tipo infiammatorio. Un mutamento che, peraltro, si inserisce con coerenza nel più ampio quadro di ricerche che hanno permesso di scoprire come i processi infiammatori siano centrali anche nella genesi di altre importanti malattie, come i disturbi cardiovascolari, il diabete e il cancro.
In particolare, gli autori sottolineano che:
- i pazienti affetti da depressione maggiore, ma sani da ogni altro punto di vista, presentano un più elevato livello di citochine proinfiammatorie (interleuchina 6, proteina C reattiva interleuchina 1-β, fattore di necrosi tumorale- α), proteine della fase acuta [acute phase proteins], chemochine e molecole di adesione cellulare;
- la somministrazione terapeutica di interferone alfa porta alla depressione più del 50% dei pazienti;
- le citochine proinfiammatorie operano in numerosi ambiti correlati alla depressione, come il metabolismo dei neurotrasmettitori, la funzione neuroendocrina, la plasticità sinaptica e il comportamento;
- lo stress, che può precipitare la depressione, può anche promuovere risposte infiammatorie tramite gli effetti che esercita sulle vie nervose simpatiche e parasimpatiche; - l’associazione fra depressione e infiammazione è indipendente dall’età, ed è evidente persino in casi di sintomi depressivi di limitata gravità, ossia che non soddisfano i criteri diagnostici della depressione maggiore;
- anche singoli sintomi depressivi – come la fatigue, l’insonnia e l’irritabilità – risultano associati a uno stato infiammatorio in individui per ogni altri aspetto sani;
- nei pazienti affetti da depressione maggiore, la produzione anomala di IL-6 sembra seguire un ritmo circadiano;
- lo stato infiammatorio sembra ridurre la risposta alla terapia antidepressiva.
Nonostante queste evidenze, permane una domanda di fondo: l’associazione tra infiammazione e depressione implica una relazione di causalità? Gli autori osservano come:
- alcuni studi non siano riusciti a dimostrare il ruolo del processo infiammatorio nella patogenesi della depressione maggiore;
- in altri casi, l’associazione sia risultata attenuata o addirittura annullata dall’introduzione di fattori come l’indice di massa corporea, il genere o la personalità;
- altri studi ancora non siano riusciti a stabilire una correlazione certa tra infiammazione e grado di severità della depressione, o abbiano riscontrato correlazioni opposte a seconda del tipo di mediatore proinfiammatorio preso in considerazione.
Tutto ciò conferma che, al massimo, si può affermare che l’infiammazione contribuisce ad alcuni casi di depressione, ma non a tutti. Ma da nuovi e più approfonditi studi sulle citochine proinfiammatorie potrebbe derivare una nuova strategia di cura della depressione.
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