Guida alla lettura
Grazie al supporto della musicoterapia, sottolinea la professoressa Guerra, «è possibile attivare un processo sistematico di intervento che si pone come obiettivo il miglioramento dello stato di salute della persona». Il concetto fondamentale è che la musicoterapia consente alla persona di esprimere lo scenario che caratterizza il suo mondo interiore e, di conseguenza, utilizzare il parametro sonoro-musicale come forza dinamica di cambiamento.
All’interno di questa cornice di riferimento, Guerra illustra:
- le diverse reazioni che l’esperienza musicale evoca: risposte dirette e indirette sotto il profilo strettamente musicologico, stimoli extra-musicali, relazioni con persone e oggetti;
- come il progetto musicoterapico possa essere individuale o di gruppo;
- l’organizzazione dei progetti di gruppo;
- la differenza fra musicoterapia recettiva e musicoterapia attiva;
- lo specifico compito del terapeuta.
«La musica – conclude Lorena Guerra – sarà così la metafora di un viaggio effettuato in compagnia di identità altre che si trovano a condividere la medesima esperienza di crescita, confidando nel sostegno reciproco e nelle capacità di ausilio terapeutico riconosciute alla pratica musicale».
Ma non è tutto: nell’impostazione di un progetto musicoterapico è necessario chiedersi se sia opportuno un intervento individuale o di gruppo per favorire l’avviamento e lo sviluppo del processo stesso di terapia. Nel secondo caso è necessario introdurre la persona in un contesto accogliente e contenitivo, che promuova importanti processi comunicativo-relazionali che consentano un confronto fra il proprio stato di disagio e quello degli altri, e che permettano il ripristino di una volontà di interazione con l’altro da sé talvolta offuscata dalla patologia. Il numero ideale di partecipanti è compreso fra sei e dieci; la seduta si svolgerà nell’arco di quarantacinque minuti/un’ora. Il terapista cercherà di attivare, tramite l’ascolto musicale (musicoterapia recettiva) o l’improvvisazione (musicoterapia attiva), processi di scambio e confronto. La musicoterapia attiva, che prevede l’improvvisazione musicale da parte della persona in interazione con il terapista o gli altri membri del gruppo, consente, attraverso lo strumentario a disposizione, di stabilire un rapporto con e tra i soggetti coinvolti, di facilitare l’espressività, di analizzare le tematiche che emergono dall’esecuzione/ascolto e di indirizzare la relazione così costituita verso gli obiettivi prefissati. L’improvvisazione rivela infatti tutte le strategie utilizzate e le capacità del soggetto di organizzarsi per entrare in comunicazione con l’altro da sé; importante in questa situazione è ovviamente la conoscenza preliminare dello strumento a disposizione e delle sue potenzialità espressive. Nell’ambito della musicoterapia recettiva invece, come sostiene Riemann nei suoi scritti, l’ascolto musicale «non consiste solo nel ricevere l’effetto dei suoni sull’apparato uditivo, ma nell’attivazione di funzioni logiche dello spirito umano». Questo sta a significare che l’ascolto della musica veicola di per sé sensazioni, emozioni e ricordi che inevitabilmente ci coinvolgono, e dei quali solo alcuni risultano verbalizzabili poiché in parte restano inesprimibili pur detenendo una profonda valenza affettivo-relazionale. Attraverso l’ascolto, infatti, si attiva nella mente una serie di immagini, paesaggi, situazioni che appartengono a una dimensione creativa collegata al mondo dell’immaginazione, della metafora e della fantasia, consentendo di esplicitare le complesse dinamiche del nostro mondo interno, altrimenti difficili da far emergere tramite la sola parola.
Nell’ambito di disturbi alimentari, ove sovente è difficile far parlare di sé e del proprio disagio, la musicoterapia può dunque rivelarsi un utile supporto, consentendo l’espressione dello scenario che caratterizza il mondo interiore del soggetto, in un contesto che pone come elementi imprescindibili l’ascolto, lo scambio reciproco, la comprensione e la regolazione dei vissuti emotivi espressi. Compito del terapista è rilevare, analizzare e restituire tali vissuti in maniera rielaborata facendo riflettere i partecipanti stessi, dopo l’ascolto o l’improvvisazione, sugli aspetti che hanno contraddistinto l’esperienza musicale ed emozionale.
La musica come forma di terapia si propone quindi di guardare alla persona nella sua globalità, indirizzandola verso un cammino di riscoperta del proprio sé che, pur non dimenticando le zone d’ombra che la malattia ha segnato nel percorso di vita del soggetto, porti al superamento della sofferenza psichica che è alla base del disturbo fisico. La musica sarà così la metafora di un viaggio effettuato in compagnia di identità altre che si trovano a condividere la medesima esperienza di crescita, confidando nel sostegno reciproco e nelle capacità di ausilio terapeutico riconosciute alla pratica musicale.
Bibliografia
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