I dati epidemiologici sono stati ricavati dal Longitudinal Health Insurance Database 2000 di Taiwan. Lo studio ha incluso 396 donne con BPS/IC e 1.980 controlli. Sono state escluse le donne con una storia personale di psicosi maggiore non correlata all’ansia, e di disturbi dovuti all’uso di sostanze stupefacenti. L’odds ratio (OR) per l’associazione fra la sindrome della vescica dolorosa e una precedente diagnosi di AD è stato calcolato con la usuale tecnica statistica.
Come noto, l’odds ratio è un indice che definisce il rapporto di causa-effetto tra due variabili, per esempio tra un fattore di rischio e una patologia. Il calcolo prevede il confronto tra le frequenze di comparsa della patologia nei soggetti esposti e in quelli non esposti rispetto al fattore di rischio preso in considerazione. Se il valore dell’OR:
- è uguale a 1, il fattore di rischio è ininfluente;
- è maggiore di 1, il fattore di rischio è in varia misura implicato nella comparsa della malattia;
- è minore di 1, il fattore di rischio è in realtà una difesa contro la patologia.
Questi, in sintesi, i risultati dello studio:
- delle 2.376 donne esaminate, 136 (5.72%) avevano ricevuto una diagnosi di disturbo d’ansia: 64 (16.16%) fra i casi di BPS/IC e 72 (3.64%) fra i controlli (P < 0.001);
- l’analisi statistica, articolata per gruppi di età e per anni dalla diagnosi, suggerisce che, in confronto ai controlli, l’OR della BPS/IC fra i casi di AD risulta essere, rispetto ai controlli, pari a 4,59 (95% CI = 2.32-9.08, P < 0.001);
- dopo aver corretto i dati in base alla presenza di dolore pelvico cronico, sindrome dell’intestino irritabile, fibromialgia, emicrania, sindrome sicca (o sindrome di Sjögren), allergie, asma e sindrome della vescica iperattiva, l’OR è 4.37 (95% CI = 2.16-8.85, P < 0.001).
Lo studio, concludono gli Autori, rafforza l’ipotesi che esista una correlazione fra sindrome della vescica dolorosa/cistite interstiziale e disturbo d’ansia, il che dovrebbe indurre i medici a verificare sempre la presenza di una BPS/IC nelle pazienti con AD.
Quello che lo studio non spiega è perché sussista tale correlazione.
La risposta, secondo la professoressa Graziottin, emerge da altre recenti e solidissime evidenze scientifiche:
1. oggi sappiamo infatti come il quadro infiammatorio che sottende condizioni cliniche come la sindrome della vescica dolorosa possa colpire anche il sistema nervoso generando ansia e, soprattutto, depressione, attraverso complessi meccanismi di neuroinfiammazione e sensibilizzazione centrale;
2. dolore vescicale cronico, minzione frequente e dolorosa, nocturia (urgenza minzionale notturna che causa risvegli per urinare, con gravi alterazioni del ritmo del sonno) contribuiscono a una situazione di stress biologico cronico che peggiora la vulnerabilità all’ansia;
3. la preoccupazione per un disturbo di cui i medici non sembrano comprendere le cause e la difficoltà di avere cure efficaci aumentano l’ansia anche dal punto di vista psicologico;
4. le limitazioni nello studio, nel lavoro, nella vita familiare e nello sport causata dal disturbo minzionale e dal dolore persistente causano ulteriore sofferenza emotiva, con peggioramento dell’ansia e della depressione.
La diagnosi tempestiva e la cura appropriata dell’infiammazione vescicale, quindi, possono scongiurare non solo la cronicizzazione della patologia vescicale, ma anche la progressione della neuroinfiammazione a livello cerebrale, riducendo la vulnerabilità ad ansia e depressione associate alla sindrome della vescica dolorosa.