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«Amerai ciò che ho amato, e io vivrò in te». Dalla lettera di un caduto alla madre

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02/11/2011

Tratto da:
Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza europea, Giulio Einaudi Editore, Torino 1995

Guida alla lettura

Il brano che proponiamo è tratto dalla lettera che un volontario della Resistenza danese, giustiziato dai tedeschi nell’aprile del 1945, scrisse alla madre la vigilia dell’esecuzione.
Le brevi e commosse frasi intessono come in una danza due tematiche fondamentali. La prima è la persistenza di certi valori al di là delle nostre vite individuali: sono i valori per i quali vale la pena vivere e persino morire, al punto che il giovane – ormai di fronte al patibolo – dichiara con schiettezza di non essersi mai pentito della strada intrapresa. La seconda è la generosità del vero amore che, nella morte, si fa sorgente di consolazione, di speranza e di vita nei confronti di chi rimane: la madre («Incontrerai ciò che ebbe un valore per me, l’amerai e non mi dimenticherai») e la fidanzata («Falle capire che le stelle brillano ancora… Aiutala, ora potrà diventare molto felice»).
Il volume dell’Einaudi da cui è tratta la lettera raccoglie l’ultimo messaggio di oltre trecento caduti, di sedici nazioni europee, che ebbero il coraggio e la forza di opporsi al nazionalsocialismo. Un “monumento”, come lo definisce Thomas Mann nella prefazione, che – oltre a essere una preziosa testimonianza storica – è una lezione viva di coraggio e di fiducia nel futuro.
Cara mamma,
con Jorgen, Niels e Ludvig sono stato condotto davanti al tribunale militare. Siamo stati condannati a morte. So che sei una donna forte e che ti rassegnerai, ma non ti devi limitare a rassegnarti, devi anche rendertene conto. Io non sono che una piccola cosa, e il mio nome sarà presto dimenticato, ma l’idea, la vita e l’ispirazione che mi pervasero continueranno a vivere. Li incontrerai ovunque, sugli alberi in primavera, negli uomini sul tuo cammino, in un breve e dolce sorriso. Incontrerai ciò che ebbe un valore per me, l’amerai e non mi dimenticherai. Crescerò e diventerò maturo, vivrò in voi, e voi continuerete a vivere, perché sapete che mi trovo davanti a voi e non dietro di voi, come eri portata a credere. Ho scelto una strada di cui non mi sono pentito, non sono mai venuto meno a quanto era nel mio cuore… Infine c’è lei che è mia. Falle capire che le stelle brillano ancora ed io non ero che una pietra miliare. Aiutala, ora potrà diventare molto felice.
Tuo figlio Kim

Biografia

Kim Malthe-Bruun, marinaio danese di 21 anni, viene fucilato dai nazisti il 6 aprile 1945. E’ una delle ultime vittime del regime, e questo aggiunge ulteriore pena al dolore: il 2 maggio, infatti, terminerà la battaglia di Berlino e, cinque giorni dopo, il feldmaresciallo Wilhelm Keitel, capo dell’OKW (Oberkommando der Wehrmacht, comando supremo delle forze armate), firmerà la resa incondizionata della Germania.
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